I numeri del Macworld: la regola del 4


I cinesi, popolo di grande tradizione ma anche di grande superstizione, inorridirebbero al solo pensiero, ma il “4” è il numero fortunato del Macworld di quest’anno.

E’, infatti, impressionante la profusione di tale numero nel corso del keynote di Steve Jobs, ripetuto più e più volte negli ambiti più diversi.

4 sono i milioni di iPhone venduti dalla sua introduzione. 4 i miliardi di canzoni vendute su iTunes Store. 4 le novità introdotte. 4 volte minore è il volume del MacBook Air in confronto all’attuale MacBook Pro. E potremmo andare avanti ancora a lungo, se credessimo veramente alla cabala e alla numerologia ma, lo ammetto, “la regola del 4” è solo una scusa, un modo per introdurre un breve riflessione sulle novità di questo Macworld, sulle aspettative e sulla realtà dei fatti.
Ma andiamo con ordine.

1 – Vincitori e vinti
In questo Macworld, forse per la prima volta, vincono i rumors. Siamo stati abituati per anni ad ascoltare le indiscrezioni più fantasiose alla vigilia di un keynote, indiscrezioni dettate più dai sogni e desideri personali che da quanto usciva realmente dalle bocche cucite della gente di Cupertino.
Poi arrivò il passaggio ad Intel, con lo sbarco nell’arena delle indiscrezioni delle grandi testate della East Coast, è il mondo dei rumors non è stato più lo stesso, fino a raggiungere una accuratezza impensabile.
MacBook Air? Qualcosa era trapelato. iTunes Movie Rentals? Sapevamo già quasi tutto.
E il bello è che, il che che ne dicano all’Apple Campus, questo rincorrersi di indiscrezioni non danneggia l’azienda, ma alimenta l’attesa degli zeloti (lo dico in senso buono, includendomi nella categoria) e l’hype in generale.
A parlare di ciò che non si conosce si finisce per impararlo

2 – Il ritorno del figliol prodigo
E’ una notizia passata in sordina ma, soprattutto a Wall Street, qualcuno si è reso conto della portata. Quella che sembrava la coppia più clamorosamente separata e litigiosa della California si è improvvisamente rimessa insieme. Di chi parliamo? Ma di Apple e Universal ovviamente!
Il rapporto con la major, bruscamente interrotto per divergenze, diciamo così, sulla visione di mercato, si è improvvisamente riparato, trovando un terreno comune di collaborazione nella formula di noleggio dei video su iTunes.
Difficile dire chi abbia ceduto e chi abbia fatto la voce grossa, visto che entrambe le aziende hanno i loro “carichi da 11” da mettere sul piatto (la fetta di mercato di iTunes e il catalogo di Universal), ma è un fatto che il rapporto di collaborazione sia ripreso. C’è da scommettere che qualcuno, io immagino un mediatore in stile Joe Pesci in Arma Letale, stia certosinamente cercando di ricucire tra Apple e Universal, e non è escluso che quell’accordo sbattuto fuori dalla porta qualche mese fa possa rientrare dalla finestra nel corso del 2008. Magari con qualche aggiustamento, con qualche soldino in più per le povere casse della major, nel frattempo svuotate dall’inevitabile nuovo contratto con gli autori americani.
L’amour comme un vertige, comme un sacrifice, et comme le dernier mot de tout.

3 – Creatori di automobili
Fino a qualche anno fa, la sicurezza delle autovetture non era il tema che stava più a cuore ai costruttori. Poi sono arrivati quelli di Renault, i creatori di automobili del titolo, e hanno capito che con la sicurezza potevano farsi un sacco di pubblicità. Hanno cominciato ad investire sulla sicurezza, fare un sacco di crash-test e pubblicizzare le stelle di sicurezza ottenute. In questo modo Renault ha venduto un sacco di automobili, gli altri costruttori hanno seguito il filone, menomato un sacco di manichini da crash-test e costruito auto sempre più sicure. E noi, gli acquirenti, ci siamo finalmente resi consapevoli che la sicurezza passiva è un elemento importante, tanto da tenerlo in considerazione prima di un acquisto.
Questo si chiama “circolo virtuoso”.
E è la stessa cosa che sta accadendo nel mondo dell’Hi-Tech con l’eco-compatibilità.
Fino a qualche tempo fa non importava a nessuno la quantità di piombo in un display LCD, anzi la massima parte non lo sapevano nemmeno. Poi è arrivata la classifica di Greenpeace che ha fatto scalpore e scatenato il commitment delle stesso Steve Jobs. “Faremo dispositivi sempre più eco-friendly, ci impegniamo formalmente” disse.
E oggi ci ritroviamo tra le mani il MacBook Air, che non solo è il portatile più sottile al mondo, ma è anche il più verde che si sia mai visto. Il punto, senza stare a fare buonismo di bassa lega, è che a Cupertino si sono accorti di poter fare business, di poter guadagnare facendo prodotti che piacciono a Greepeace, e hanno cominciato a farlo. E ci guadagniamo tutti: noi, Apple, l’ambiente.
Ho vinto ancora io, ovviamente. Io sono HAL (Gore Jr.).

4 – Chi troppo vuole…
Ormai non si ricorda più la prima volta che si è parlato di un possibile sub-notebook con la mela. Probabilmente dal giorno successivo all’uscita dal listino del Powerbook Duo, un secolo fa. Sta di fatto che le aspettative si sono gonfiate proporzionalmente al tempo che passava e praticamente tutti, nessuno escluso, sognavamo un portatile sì ultra-sottile, ultra-potente e ultra-carrozzato, ma anche ultra-economico. Un MacBook Pro sottile come un foglio di carta e dal costo di un eeePC o di un OLPC di Negroponte. Ovviamente ciò non era possibile ed Apple ha scelto un compromesso (perchè comunque di compromesso si tratta) diverso. Ha posizionato il MacBook Air in una fascia di mercato di versa, più alta, andando a solleticare l’utenza “pro” nella sua sempre più disperata ricerca di leggerezza e mobilità, ma disposta a spendere qualche dollaro (o euro) in più per questo. Sarà una scelta azzeccata? Ma la vera domanda è: sarà il nuovo iPod dei portatili o il nuovo Cube dei notebook?
There’s no such thing as a free lunch.

Questi i temi del Macworld di quest’anno: incredibilmente (!?!) la “regola del 4” è stata rispettata ancora una volta, nonostante i cinesi…

Ci vediamo al Macworld 2009 (che sarà in concomitanza con il CES di Las Vegas) e abbiamo un anno intero di nuovi prodotti per sognare e rimanerne delusi.
That’s all, folks!

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