Perché iBookstore non funziona come libreria virtuale


Laura Miller ha pubblicato un post molto schietto su Salon, riguardo iBookstore per iPad e sulla sua fruibilità come “libreria” virtuale. Il suo giudizio è interessante quanto negativo.

Laura parte da un presupposto: iBookstore è troppo basato su App Store per essere davvero un buon negozio di libri. E’ troppo lontano dalla “filosofia” che c’è dietro la classificazione dei libri, fosse anche nella più piccola biblioteca di quartiere: figuriamoci un negozio virtuale da 30.000 e più titoli, destinato a crescere sempre di più. Cosa gli manca, in particolare? I metadata: tutte quelle informazioni – apparentemente secondarie – che rendono il contenuto di un archivio ricercabile, “evocabile” attraverso tentativi progressivi di definizione di esso, che possono riguardare informazioni come la data di pubblicazione o la nazionalità dell’autore. Fino a campi più complessi come un abstract o i premi vinti dal libro.

Riflettiamoci bene: accade già su App Store di non riuscire con facilità a trovare qualcosa che cerchiamo (vi sfido a “scoprire” da voi un’app che serva a fare qualcosa di preciso, se già non ne conoscete il nome preciso). Ci sono categorie troppo vaste e generiche (“produttività”, “giochi”), divise per sottocategorie pochissimo raffinate: “a pagamento”, “gratuite”. Finché Apple non imparerà dai suoi errori, applicando nuove soluzioni a un campo delicato come una libreria, con dei potenziali clienti quintessenzialmente nuovi rispetto a quello cui è si è abituata negli ultimi anni, comprare un ebook per iPad non sarà un’esperienza piacevole come, invece, potrebbe essere.

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