Presente e futuro di .Mac


Alcuni dei nostri lettori hanno notato, giustamente, come alla vigilia di ogni WWDC tornino alla ribalta le sorti del servizio online a pagamento di Apple, .Mac.
Un po’ come accade con il Newton redivivo prima di ogni Macworld, tra i rumors che precedono la conferenza mondiale degli sviluppatori si paventa sempre la prospettiva di un rilancio in grande stile del servizio, mai veramente decollato per una complessa serie di ragioni.
Vale la pena riepilogare brevemente la storia del servizio .Mac, in modo da avere più chiara la situazione.
In principio fu iTools. Nel gennaio del 2000, infatti, Apple lanciò una suite di servizi online costituita da 4 componenti: KidSafe, Homepage, iDisk e Mac.com.
Sono tutti serivizi noti ancora oggi, a parte KidSafe: era una sorta di proxy che limitava il raggio di navigazione, in modo da proteggere i più giovani che effettuavano browsing internet dal Mac. KidSafe fu abbandonato dopo pochi mesi dal lancio.
iTools era un servizio gratuito, offerto a tutti i possessori di un Mac con MacOS 9 installato.

Dopo due anni, nel luglio 2002, Steve Jobs annunciò, sul palco del Macworld di New York, una profonda ristrutturazione di iTools. Il servizio, ora rinominato .Mac (per fare il verso al .NET di Microsoft), diventava a pagamento, arricchendosi di un servizio di Backup integrato in Mac OS X, maggiore spazio per iDisk ed email e l’antivirus Virex.
Dal 2002 ad oggi Cupertino ha ulteriormente ampliato i servizi compresi nell’abbonamento .Mac, principalmente per far fronte alla concorrenza dell’ecosistema di servizi Web 2.0 che spopolano in rete, in gran parte gratuiti.

Nei suoi 8 anni di vita, prima come iTools poi come .Mac, il servizio ha sofferto di alcuni difetti strutturali mai veramente risolti. La cronica lentezza della connessione è sicuramente il problema maggiormente lamentato dall’utenza, così come l’interfaccia della webmail di .Mac che, seppur migliorata, non è assolutamente all’altezza della concorrenza di GMail, per giunta gratuito.
E , a proposito di costi, .Mac non è certo offerto a cifre popolari: i 99€ richiesti sono certamente una cifra ingente, soprattutto se, per poter usufruire della totalità dei servizi, bisogna dotarsi di software a loro volta a pagamento, come iLife ’08.

E’ evidente che, visto lo stato attuale di questo mercato, così come è il servizio .Mac non è competitivo e necessita di una profonda ristrutturazione nei servizi e nel listino per poter sopravvivere agli anni a venire.

Molti utenti invocano l’immediata gratuità, ma potrebbe non essere sufficiente. Il principale competitor di Apple in questo campo, Google, sta progressivamente offrendo un bouquet di servizi sempre più integrati tra loro, pur rimanendo totalmente gratuiti.
In più, il futuro sbarco sul mercato del sistema operativo per cellulari di Mountain View, Android, aggiungerà un nuovo, importante, tema: la convergenza fisso-mobile. Con un cellulare dotato di Android sarà possibile interoperare con tutti i servizi di Google che già si usano sul proprio computer: questo fenomeno, in più, interesserà un’utenza dalle proporzioni enormi.

Apple deve fare i conti con questo tema, che assumerà un ruolo importante anche nella vendita dei dispositivi mobili. La mancanza di una strategia vincente, dunque, non solo potrebbe far soccombere Cupertino sotto il peso del successo delle Google Apps, ma potrebbe anche penalizzare fortemente le vendite di iPhone.
Se ricordate, prima del lancio di Android, si poteva pensare ad una joint-venture che vedeva Apple come fornitore di hardware (iPhone) e software (OS X), e Google come fornitore di servizi. L’ingresso di Eric Schmidt, CEO di Google, nel board di Apple era inizialmente visto proprio come il preludio ad una stretta alleanza tra le due compagnie. .Mac e iDisk sarebbero confluiti nelle GApps, creando una suite ancora più forte per fare concorrenza all’avversario comune: Microsoft.

La storia sembra avere preso una direzione diversa, e la collaborazione tra Apple e Google, pur in essere, è meno stretta di quanto si sarebbe potuto pensare. Google, pur partner, è anche (e sempre più) un concorrente di Cupertino, e serve una strategia forte per essere competitivi.

E’ rumor di questi giorni la possibilità di un rebrand del servizio .Mac (mobileMe.com, o moblie.me.com sono domini recentemente registrati da Apple). Non basta certo il cambio del nome per rilanciare .Mac, ma potrebbe essere il primo tassello di una strategia nuova e, forse, necessaria…

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