iPhone di San Bernardino, l'FBI ha pagato meno di un milione per lo sblocco

L'FBI avrebbe pagato meno di quanto riportato inizialmente per sbloccare l'iPhone di San Bernardino.
L'FBI avrebbe pagato meno di quanto riportato inizialmente per sbloccare l'iPhone di San Bernardino.

Aggiornamento del 29 aprile 2016 – A cura di Rosario.

[related layout=”right” permalink=”https://www.melablog.it/post/190267/iphone-di-san-bernardino-informazioni-utili-ma-nessuna-nuova-pista”][/related]L’FBI avrebbe pagato meno di un milioni di dollari per acquisire la tecnica con cui ha sbloccato l’iPhone appartenente a uno dei killer della strage di San Bernardino. Ne parla nuovamente Reuters, smentendo così il report precedente secondo il quale il Bureau avrebbe invece pagato 1,3 milioni.

Secondo quanto riportato, l’FBI potrà continuare a usare la stessa tecnica anche per sbloccare altri iPhone 5c, senza effettuare pagamenti aggiuntivi a chi ha fornito il metodo funzionante. A quanto pare, le autorità sarebbero infatti in possesso fisico del meccanismo per penetrare nei telefoni, ma a detta della fonte riportata da Reuters l’FBI non saprebbe come esso funzioni.

L’identità di chi ha fornito la tecnologia sarebbe così segreta anche all’interno dell’ufficio che lo stesso direttore, James Comey, non ne sarebbe al corrente. Una voce di corridoio piuttosto strana, visto che lo stesso Comey nelle settimane scorse aveva detto che per sbloccare l’iPhone l’agenzia aveva pagato più di quanto egli avrebbe accumulato nel tempo rimanente nella sua carica attuale.

Per quanto riguarda invece le indagini, l’FBI starebbe ancora analizzando il telefono, alla ricerca d’informazioni preziose: in particolare, gli agenti starebbero cercando di capire cosa abbiano fatto i killer in un buco di 18 minuti che fa parte della ricostruzione dei loro movimenti durante la giornata del 2 dicembre.

iPhone di San Bernardino,1,3 milioni di dollari la ricompensa per lo sblocco

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Post originale del 23 aprile 2016 – A cura di Carlo.

Il complesso dibattito, che negli ultimi mesi ha coinvolto l’FBI ed Apple– nonché altre parti in causa – riguardo lo sblocco dell’iPhone 5c appartenente all’attentatore della strage di San Bernardino, si è infine ridimensionato. L’agenzia governativa ha avuto accesso alle informazioni contenute nello smartphone lasciando quindi cadere l’azione legale contro la società di Cupertino, ma diverse questioni rimangono ancora aperte.

Il Dipartimento di Giustizia, naturalmente, non ha voluto divulgare quale sia stato esattamente il metodo utilizzato per forzare la sicurezza dello smartphone. In compenso ha suggerito quanto sia stata costosa la prestazione offerta da professionisti sconosciuti.

Il direttore dell’FBI, James Comey, ha dichiarato che l’agenzia ha “pagato più di quanto lui potrà guadagnare nel tempo rimanente della durata del suo incarico”. Facendo un rapido calcolo tra il suo stipendio annuo (183.000 dollari) ed il tempo rimanente (7 anni e 4 mesi), si arriva a oltre 1,3 milioni di dollari.

Secondo quanto riporta Reuters, si parla dunque della ricompensa, pubblicamente conosciuta, più grande che sia stata mai offerta dall’FBI per un simile lavoro. Secondo il Dipartimento di Giustizia, ovviamente, sono soldi ben spesi. Lo sblocco non ha portato a nuove rivelazioni o all’apertura di nuove piste investigative ma i dati ritrovati sono stati in grado di rispondere a diverse domande sollevate durante l’investigazione.

Cosa più importante, l’agenzia ha guadagnato un metodo per sbloccare, nell’eventualità, altri iPhone 5c dotati di sistema operativo iOS 9. Lo stesso non vale però per modelli più recenti ed è questo il motivo per cui l’FBI non ha affatto mollato l’osso. L’attenzione è stata dirottata su un processo per traffico di stupefacenti, a New York, in cui Apple sta affrontando pressioni per lo sblocco di un iPhone 5s.

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