43 anni fa ha venduto azioni Apple per 800$: ora varrebbero 100 miliardi

Anche se molti non lo sanno, c'è un terzo fondatore di Apple. Si chiama Ronald Wayne e si è defilato dalla società poco dopo, vendendo le sue quote per 800$. Ora varrebbero 100 miliardi.
Anche se molti non lo sanno, c'è un terzo fondatore di Apple. Si chiama Ronald Wayne e si è defilato dalla società poco dopo, vendendo le sue quote per 800$. Ora varrebbero 100 miliardi.

Il tizio che vedete nella foto qui in alto è Ronald Wayne, il terzo -e per lo più sconosciuto- fondatore di Apple assieme a Steve Jobs e Steve Wozniak. Peccato però che abbia venduto le proprie quote per pochi spiccioli: ora siederebbe vicino ai Paperoni del mondo.

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Era il 1976 quando Wayne decise di fondare la Apple con uno dei suoi colleghi di Atari, Jobs, e un terzo ingegnere; a lui era demandato il controllo amministrativo della società, la stesura del manuale dell’Apple I, la scelta del logo (che è rimasto al suo posto per 1 anno, poi fu sostituto dalla mela) e la la redazione dell’accordo di partenariato societario.

Poi, però, a sole due settimane dalla firma, si convinse a defilarsi; precisamente il 12 aprile 1976, liquidò tutte le sue quote per la modesta cifra di 800 dollari. Se avesse resistito all’impulso, oggi si ritroverebbe con un patrimonio di oltre 100 miliardi di dollari, e per questa ragione viene spesso additato come esempio di Epic Fail. Ma le cose non sono mai così semplici.

In realtà, dal punto vista legale, tutti i membri di un partenariato negli USA sono personalmente responsabili dei debiti contratti dai partner, e questo ha messo in apprensione Wayne che era l’unico dei tre con beni immobili e risparmi. Al tempo infatti, Jobs e Wozniak erano due giovani di 21 e 25 anni, totalmente squattrinati e già pieni di debiti: Jobs aveva chiesto un prestito di 15.000$ per far fronte al primo ordine di 100 Mac commissionato da Byte Shop, un negozio della zona, che però aveva la brutta fama di non pagare i fornitori.

Wayne temeva di doversi sobbarcare le passività create dall’esuberante Jobs, e la brutta esperienza avuta con una società fallita di slot machine pochi anni prima l’ha convinto a lasciar perdere definitivamente. “Mi sento come se fossi all’ombra dei giganti intellettuali,” ha dichiarato, “Avevo 40 anni e quei ragazzi ne avevano 20. Erano dei tornado, era come tenere una tigre per la coda. Se fossi rimasto in Apple, probabilmente sarei finito per essere l’uomo più ricco nel cimitero.”

Sarà per quello che, negli anni ’90, decise di sbarazzarsi pure del vecchio contratto rimasto nel cassetto per quasi 20 anni “tra polvere e ragnatele.” Lo vendette per la cifra di 500$; nel 2011, quello stesso pezzo di carta fu ceduto all’asta per 1,59 milioni di dollari. E questo, ha confessato poi, sarebbe l’unico vero errore della sua vita riguardo Apple.

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