Mac OS X non è più una piattaforma per sviluppatori

Ecco le considerazione che mi spingono a non ritenere Mac OS X una piattaforma per sviluppatori
Ecco le considerazione che mi spingono a non ritenere Mac OS X una piattaforma per sviluppatori


Dal 2003 al 2010 negli Stati Uniti d’America Apple ha quintuplicatoaumentato la sua quota di mercato nel comparto desktop passando da un 2,06% ad un 10,9%. L’azienda ha messo in atto una serie di terremoti nel mercato IT tali da meritarsi a pieno titolo il successo. Questo è quello che direbbe un analista di mercato e la storia finirebbe qui.

Io ho sempre pensato che la leva più importante di tutte sulla quale agire per conquistare grandi quote di mercato è quella degli sviluppatori. Riuscire ad attrarre gli sviluppatori è il sogno segreto di ogni dirigente IT. Si tratti di piattaforme desktop, server o mobili, l’imperativo è sempre e solo uno: attirare sviluppatori. Con la loro attività rendono accattivante, conveniente e vantaggioso il cambio di piattaforma. iOS non avrebbe il successo che ha se Apple non fosse riuscita ad attirare sviluppatori nella maniera e nella quantità che tutti conoscete.

Se sul versante mobile Apple è stata in grado di mettere in atto la più grande opera di seduzione della storia dello sviluppo, sul fronte desktop la questione è adesso diametralmente opposta. Molti degli utenti citati all’inizio dell’articolo, sono stati sviluppatori attratti dalla novità di un sistema operativo con precise caratteristiche: un kernel UNIX, il supporto nativo di molti linguaggi di sviluppo, computer esteticamente gradevoli e soprattutto un “sistema di nicchia”, non di tutti.

I geek statunitensi se ne innamorarono subito e cominciarono a migrare in massa; in Italia successe la stessa cosa soprattutto nel settore della grafica e del video-editing (anche quelli sono stati geek). Quando il Mac divenne il computer di una buona parte degli sviluppatori statunitensi ebbe atto la transizione graduale di massa. “I programmatori migrano, sviluppano e quando la massa arriva si accorge c’è già un mucchio di software, utility e quant’altro. Che ci facciamo ancora con Windows?”.

Credo fermamente che Apple debba ringraziare gli sviluppatori e tutti i geek del pianeta per il suo successo: tutti quei geek che hanno creduto e goduto del “Think different”. Non si tratta solo della parrocchia di Objective-C, parlo di Ruby, Python, Java, Perl, C++, PHP e tanti altri. Tutti questi hanno trovato in quella di OS X una piattaforma ospitale: una casa. Apple ha sempre lavorato per supportare nativamente tutto ciò che poteva, integrandoli di default nei suoi sistemi operativi. Apple abbassò drasticamente le barriere di ingresso al mondo dello sviluppo. L’acquisto di un Mac ti consentiva di partire con una marcia in più.

Il tempo passa, le cose cambiano. Oggi la limitazione più fastidiosa di OS X è la carenza di compilatori. Per sopperire a questo bisogna inserire il CD di installazione del sistema operativo, installare XCode ed avere a disposizione la versione di gcc realizzata da Apple ritagliata su Darwin. Non è un problema che affligge solo gli sviluppatori di Objective-C, che peraltro XCode devono installarlo obbligatoriamente. Se volete utilizzare altri linguaggi di programmazione o estensioni che affondano le radici in C, dovete recuperare XCode e installare i compilatori. Con la velocità di connessione via via sempre più alta, alla fine si trattava di collegarsi al sito web di Apple Developer, scaricarsi il file immagine e procedere. Poco male quando XCode 2.1 pesava solo 800MB.

Qualche tempo fa Apple rilascia XCode 4. Ha una dimensione di 4,5GB e costa ,99. Per la prima volta Apple pretende dei soldi per XCode (se avete Lion no). Quindi se ora volete provare a sviluppare in Ruby utilizzando Ruby Gems, ad esempio, dovreste:

  • spendere ,99;
  • scaricare un file grande 4,5GB;
  • attendere un mucchio di tempo per completare l’installazione di XCode;
  • sacrificare 15Gb per un IDE che non vi serve;
  • e finalmente installare Ruby Gems.

Cinque dollari non sono una cifra impossibile per nessun sviluppatore in circolazione. Anzi, forse molti sarebbero disposti a pagare di più (pensate al costo di Visual Studio nelle sue 120 declinazioni). Ma se pensate a tutti coloro i quali vogliono semplicemente provare un nuovo ambiente di sviluppo, cinque dollari sono troppi. Se pensate a tutti quei ragazzi che vogliono cominciare a sviluppare senza possedere una carta di credito, semplicemente non possono. Certo, non è la fine, una soluzione si trova sempre se si vuole. Il punto è che questa politica non distrugge le barriere: le crea. Non pensiate che il problema sia solo degli sviluppatori Ruby. Pensate a tutti i pacchetti installabili solo ricorrendo a soluzioni come Fink oppure Homebrew.

Il passaggio ad un nuovo ambiente di sviluppo, ad un nuovo linguaggio di programmazione, ad un nuovo paradigma è qualcosa di molto delicato per qualsiasi programmatore esperto. La priorità sarebbe dovuta essere quella di rendere tale migrazione, meno problematica possibile. E invece in OS X non appena si tenta di sviluppare in un linguaggio non pienamente supportato, la migrazione è un’attività che funziona da deterrente.

Cosa accadrà in fututo? Apple potrebbe decidere di rilasciare gcc alla comunità, oppure qualcuno potrebbe farlo al posto di Apple. Lo scenario più verosimile tuttavia è che la situazione non cambi né sul fronte ufficiale né sul fronte ufficioso. Le ultime mosse non lasciano presagire una direzione chiaramente positiva, nel frattempo gli sviluppatori non legati alle tecnologie Apple, stanno cercando ambienti più ospitali. Staremo a vedere. Nel mentre incrociamo le dita.

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