Verso il futuro del Mac mini


Il 15 giugno 2010 sancisce un punto di svolta per la storia del più piccolo dei Macintosh, il Mac mini.

A fine aprile Apple ha aggiornato la sua lista dell’hardware che sarebbe divenuto obsoleto a breve, segnalando una serie di prodotti per cui dalla metà di giugno non avrebbe più fornito assistenza. All’epoca l’attenzione si è concentrata perlopiù sul pensionamento delle prime due generazioni di iPod e su quella dei primi PowerMac e iMac G5 ma nel lungo elenco c’è anche “il Mac più compatto ed economico di sempre”, come venne definito al suo lancio.

Mi viene difficile ritenere una coincidenza che Apple abbia scelto proprio il 15 giugno per presentare un nuovo Mac mini e che non abbia deciso di consegnare alla storia il primo aspetto del mini e quindi, simbolicamente, anche alcuni degli obiettivi originari.

Analizzando le evoluzioni passate e l’annuncio di oggi si ha l’impressione che Apple abbia avuto modo di ripensare la sua strategia e dopo un periodo incerto stia puntando almeno in parte verso una clientela diversa da quella degli inizi.

È evidente che il periodo più difficile per il mini è stato quello tra il settembre 2006 e il marzo 2009 quando Apple ha lasciato il Mac immutato prima per undici e poi addirittura per diciannove mesi: comprensibile che molti articolisti, analisti e utenti lo abbiano dato per spacciato a più riprese.

Altro dato evidente è il progressivo aumento del prezzo del Mac mini: se nel gennaio 2005 Apple lo proponeva sotto la soglia (psicologica) dei 500 dollari (e in Italia di 500 Euro, Iva inclusa), la cifra di partenza è lentamente lievitata fino ai 599 dollari (che da noi sono diventati 659 Euro) con il passaggio a Intel per arrivare agli attuali 699 (799 Euro in Italia, complici anche gabelle locali).
Discorsi su inflazione e cambi svantaggiosi a parte sembra che Apple non sia più interessata a inseguire gli switcher o a espandere la sua base, cosa che gli riesce benissimo con iMac e portatili, ma che abbia deciso di riposizionarsi verso l’alto e provare altre strade anche con il suo entry level.

L’aggiornamento di ottobre 2009 e quello appena avvenuto sembrano puntare proprio in una direzione diversa dal passato.


L’elemento più eloquente è la comparsa della variante server del mini, confermata nell’offerta attuale.
Come detto anche in un incontro con la stampa l’anno scorso, Apple ha constatato uno degli usi che l’utenza faceva del computer e ha deciso, molto pragmaticamente, di abbracciare queste esigenze proponendo un modello specifico.

Stesso discorso vale per l’utilizzo del Mac mini come media center o comunque nel “salotto digitale”: l’arrivo della porta HDMI vuol probabilmente dire che a Cupertino hanno nuovamente constatato l’uso che gli acquirenti già facevano e ammesso che difficilmente l’Apple TV sarebbe mai riuscita a raggiungere o eguagliare il mini.

Trovo inoltre degno di nota il nuovo fondo apribile che porta la possibilità di accedere all’hardware.
Dopo averci costretto per anni a macchinose aperture a colpetti di spatola Apple sembra aver finalmente concesso che l’acquirente può poter voler espandere il suo mini e ha deciso di rendergli un po’ più facile almeno l’upgrade della RAM, proprio come nei portatili

Torniamo così all’aggiornamento di oggi e al cambiamento nell’aspetto, segno di rinnovata attenzione a Cupertino verso questo modello di Mac e della sua inclusione nei piani futuri.

Apple è nota per lasciare immutato l’aspetto dei suoi computer durante cambiamenti tecnologici rilevanti, tranquillizzando l’utente nell’immediato e optando per ripensare (o ritoccare) le forme in seguito, come parte di rinnovamento più ampio.
Questa strategia è stata usata diverse volte: l’abbiamo vista in azione durante il passaggio a Intel quando sono rimaste invariate le forme degli iMac e quelle dei desktop G5. E prima ancora Apple ha mantenuto i case di Centris e Quadra nella migrazione dai Motorola 68k ai PowerPC e poi di nuovo quelli dei 7200 e 9600 passando dai 603 e 604 ai G3.

Come nel 1998, quando Apple abbandonò il beige per lanciarsi verso i case traslucidi e colorati di iMac, iBook, G3 e poi G4, ora a Cupertino sembra esserci una spinta verso l’adozione di un look omogeneo basato su alluminio, vetro e scocche “Unibody”, elementi che Apple ha scelto di utilizzare anche per il più piccolo dei suoi Macintosh.

Nota: le immagini dei Mac mini a corredo dell’articolo sono “courtesy of Apple”.

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