Spotify, ancora niente supporto ad AirPlay 2

Nonostante le promesse, e a distanza di 6 mesi dall'annuncio, Spotify non supporta ancora il protocollo di streaming AirPlay 2.
Nonostante le promesse, e a distanza di 6 mesi dall'annuncio, Spotify non supporta ancora il protocollo di streaming AirPlay 2.

L’annuncio risale a oltre sei mesi fa, ma da allora le promesse non si sono ancora concretizzate. Ad oggi, infatti, Spotify per iPhone e iPad non supporta ancora AirPlay 2, il protocollo di streaming wireless e mirroring di Apple.

La scorsa estate, sul Web si era iniziata a diffondere l’ipotesi che Spotify avesse messo in pausa lo sviluppo del supporto ad AirPlay nelle proprie applicazioni iOS; al tempo si parlava di uno “stop temporaneo” dovuto a “problemi di compatibilità col driver audio.” Tuttavia, un portavoce della società si è subito affrettato per smentire la notizia:

“Un post sulle pagine di supporto di Spotify conteneva informazioni incomplete riguardo i nostri piani su AirPlay 2” si leggeva nel tweet. “Spotify supporterà AirPlay 2 e stiamo lavorando per renderlo una realtà.”

Questo accadeva lo scorso 7 agosto. Eppure, a distanza di diversi mesi, non soltanto AirPlay su Spotify non esiste ancora, ma la società si è trincerata dietro un muro di no comment. Anzi, per dirla tutta, Spotify non offre ancora il supporto nativo ad HomePod mini, nonostante Apple abbia aperto ai servizi concorrenti nel 2020. Il che è curioso, considerato che nel 2019 Spotify ha depositato un esposto alla Commissione Europea proprio perché Apple le impediva di accedere a HomePod e Siri.

In ogni caso, AirPlay 2 è la seconda revisione del protocollo di streaming multimediale lanciato da Apple nel 2018; rispetto alla prima versione, include il supporto all’audio multi-stanza (filodiffusione), il controllo attraverso i comandi vocali di Siri, e un buffering più generoso. La documentazione è lì, a portata di mano degli sviluppatori, e Spotify potrebbe ragionevolmente implementare AirPlay in pochissimo tempo; tuttavia, ciò non accade, e l’impressione è che le ragioni siano tutt’altro che tecnologiche.

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