Jailbreak, Cydia fa causa ad Apple per pratiche anticoncorrenziali

Davide sfida Golia. Saurik, il creatore dello store alternativo Cydia, ha citato in giudizio Apple per pratiche anticoncorrenziali.
Davide sfida Golia. Saurik, il creatore dello store alternativo Cydia, ha citato in giudizio Apple per pratiche anticoncorrenziali.

Jay Freeman, il fondatore dello store alternativo Cydia che qualcuno di voi avrà utilizzato dopo il Jailbreak di iPhone e iPad, ha citato in giudizio Apple per pratiche anticoncorrenziali. L’accusa è di aver sfruttato la propria posizione dominante per istituire un monopolio illegale.

Tutto era iniziato con la prima soluzione di Jailbreak per iPhone nel 2008; una complicatissima procedura che permetteva di prendere il controllo completo del file system di iOS, e di poterne modificare qualunque file. Ciò di fatto rendeva possibile la modifica delle app o dei servizi esistenti, la personalizzazione dell’interfaccia e l’installazione di applicazioni piratate o non previste da Apple. Tuttavia, apriva anche le porte ad una potenziale serie di minacce e violazioni della sicurezza, anche molto gravi. Cydia tuttavia era solo uno strumento: tutto dipendeva dai repository che l’utente decideva -in piena autonomia e coscienza- di usare.

E Cydia era la chiave di volta di tutto ciò, nel bene e nel male: era lo store alternativo dove reperire tutto il software che si desiderava. Gratis, all’inizio, poi perfino a pagamento.

Ora, il creatore di questo sistema parallelo e alternativo, conosciuto come Saurik, ha denunciato Apple e le sue “tattiche anticompetitive” che hanno “quasi distrutto Cydia.” Con App Store, a suo dire, Apple detterebbe un monopolio di fatto sulla distribuzione del software iOS.

I legali di Cupertino hanno fatto sapere che stanno analizzando le accuse, ma qualcosa l’hanno già anticipata. Non è vero, insistono, che Apple costituisca un monopolio, visto che deve fronteggiare la concorrenza di Android; inoltre, la mela è tenuta a mantenere il controllo sulle modalità di installazione del software aggiuntivo perché questo -per come la vedono loro- è l’unico modo per tenere lontani virus e malware dal dispositivi degli utenti. E con con App Store alternativi, il rischio sarebbe molto maggiore.

Distorsione del Mercato

Oggi l’App Store, che è l’unico meccanismo di installazione del software su iPhone e iPad per gli utenti comuni, conta oltre 1,8 milioni di titoli e 28 milioni di sviluppatori sparsi in tutto il mondo; genera ricavi per 15 miliardi di dollari l’anno ed è destinato a crescere ancora.

Prima di App Store, però, c’era Cydia. Un ecosistema fragile ma combattivo che si era conquistato oltre la metà degli iPhone sul mercato entro il 2010; ogni giorno, al momento del suo apice, 4.5 milioni di persone cercavano app ogni settimana. Poi però Apple ha iniziato a stringerla d’assedio su più fronti: lanciando un App Store, e introducendo in iOS nuove funzionalità (tipo il Centro di Controllo) che prima esistevano solo su Cydia. Di fatto rendendo sempre meno necessario, o utile, il Jailbreak.

Per Freeman, i rischi collegati col Jailbreak sono “sovrastimati”, e in realtà simili a quelli del download su PC. “Moralmente parlando, è il tuo iPhone,” ha aggiunto. “E dovresti poterci fare tutto quello che ti pare.” Apple, ha chiosato, ha usato per anni “coercitivi” per demonizzare il Jailbreak, distruggendo il business di Cydia e provocando una distorsione del mercato.

E il fatto che questa causa piombi proprio adesso che le pratiche di App Store sono finite sotto la lente dell’Antitrust per presunto monopolio, non è affatto casuale.

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