Haunted Empire, il libro di Kane non convince

I commenti dei critici non sposano la visione di Yukari Kane; la ex-giornalista del Wall Street Journal darebbe troppa attenzione ai dettagli delle vicende interne di Apple, perdendo di vista il quadro generale.
I commenti dei critici non sposano la visione di Yukari Kane; la ex-giornalista del Wall Street Journal darebbe troppa attenzione ai dettagli delle vicende interne di Apple, perdendo di vista il quadro generale.

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L’ultimo libro di Yukari Iwatani Kane su Apple, Haunted Empire: Apple after Steve Jobs, è ormai in vendita (su Amazon ad esempio – in attesa la traduzione italiana). Piovono le recensioni, come quella sul The Economist di questa settimana, che fa eco alle reazioni dei lettori e allo scetticismo espresso da chi è familiare con le vicende di Cupertino. La teoria che Kane porta avanti è che, dopo la scomparsa di Steve Jobs nel 2011, Apple sia entrata in una lenta ed inesorabile decadenza a causa della mancanza di un genio visionario come Jobs. Come se le cose non potessero andare peggio, Jobs è stato sostituito dal “ragioniere” Tim Cook, incapace di innovare, secondo Kane. Questa stagnazione innovativa porterà Apple allo sfacelo.

Il tema è accattivante: Apple senza Steve Jobs continua ad essere abitata dal suo fantasma, e non solo! La concorrenza spietata di Google e di Samsung, come di altre aziende, sembra invadere i terreni propri all’innovazione che Apple deteneva un tempo. Nuovi prodotti, come computer indossabili, occhiali intelligenti e smart-watch non sono più appannaggio di Apple, ma vengono proposti (con avverse fortune) anche dalla concorrenza.

Kane analizza con minuzia gli episodi dei quali è stata testimone durante il suo soggiorno a Cupertino. Abbiamo già parlato delle riunioni condotte da Tim Cook, che possono essere terrorrizzanti per i suoi subalterni: Kane li racconta per evidenziare i passi falsi fatti dalla nuova gestione di Apple, come le critiche alle condizioni di lavoro presso i suoi partner asiatici, che hanno creato tensione a Cupertino, o il flop delle Mappe per iOS.

Questi passi falsi sono realmente colpi che finiranno per affondare Apple? Malgrado le polemiche e il sicuro imbarazzo che le condizioni di lavoro presso i partner asiatici hanno causato, l’abilità di Apple nel controllare con efficacia le catene di produzione e di ottenere prezzi bassi dai suoi fornitori continua a fare invidia a tutti i suoi concorrenti.

E poi l’evidente flop dell’app Mappe non ha finito col danneggiare l’immagine dell’iPhone, come alcuni profeti volevano far credere: l’iPhone 5s vende più che mai e l’attesa per la sesta generazione del telefonino con la Mela è sempre più forte. Inoltre, il problema delle Mappe è stato rapidamente dimenticato grazie alle scuse di Tim Cook e alla capacità della compagnia nel fornire alternative valide sull’App Store, anche pescando fra quanto offerto dalla concorrenza.

Kane guarda con occhi nostalgici il periodo di Steve Jobs, dimenticando che Jonathan Ive, una delle menti innovatrici che hanno creato il “look Apple”, è sempre attivissima all’interno della compagnia. Tim Cook poi, non è il solo CEO ad aver commesso errori di valutazione. Nel 2007 l’Antennagate dell’iPhone 4 mise in forte imbarazzo Steve Jobs, senza per questo cancellare dal mercato l’iPhone.

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