Apple oltre l'embargo in Iran

Radan Mac e Iran Apple Center sono due aziende iraniane che riescono a superare l'embargo USA per distribuire i prodotti Apple in Iran. Malgrado il controllo sulle esportazioni, diversi canali sono aperti agli iraniani, che aggirano l'embargo sui prodotti di largo consumo.
Radan Mac e Iran Apple Center sono due aziende iraniane che riescono a superare l'embargo USA per distribuire i prodotti Apple in Iran. Malgrado il controllo sulle esportazioni, diversi canali sono aperti agli iraniani, che aggirano l'embargo sui prodotti di largo consumo.

L’Iran è sotto embargo USA da circa 30 anni e nessun prodotto vi può essere esportato senza un’espressa autorizzazione del governo. Malgrado queste direttive, nate a seguito della crisi degli ostaggi del 1981, sembra che i dispositivi di Apple riescano ad entrare nel paese persiano, anche se l’amministrazione Obama inasprisce le restrizioni proprio in questi giorni e l’UE ha bloccato l’importazione di petrolio iraniano dal 1º luglio 2012. L’aggiramento dell’embargo non è effettuato direttamente dalla Apple, beninteso, ma grazie ai due importatori Radan Mac e Iran Apple Center.

Radan Mac ha un centinaio di rivendite a Teheran che offrono i prodotti Apple a un prezzo appena superiore agli Stati Uniti. Majid Tavassoli, proprietario di uno degli Apple Store iraniani, assicura che “le vendite sono letteralmente esplose negli ultimi tre anni“: la moda della Mela si è estesa a macchia d’olio anche in Iran. Tavassoli impiega 20 commessi e fornisce dispositivi Apple agli abitanti di Teheran sin dal 1995. Ma i semplici cittadini non sono i suoi unici clienti: Tavassoli fornisce Mac e servizio d’assistenza Apple a grosse compagnie come la Banca Centrale d’Iran, quotidiani nazionali e canali televisivi.

Ma come riescono i vari Mac, iPhone e iPad a superare l’embargo, visto che Apple nega ogni coinvolgimento in un crudo comunicato stampa nel quale ribadisce la sua estraneità alle esportazioni in Iran?

Da un lato, le sanzioni si concentrano essenzialmente sui capitali iraniani e sull’industria petrolifera, con il fine dichiarato di mettere i bastoni fra le ruote al programma nucleare del paese e limitare la sua influenza politica sulla regione. Il controllo è meno stretto sui prodotti di largo consumo, come i computer e gli smartphone. È possibile importare in Iran tali dispositivi attraverso vari canali, più o meno occulti.

La via maestra per l’importazione in Iran passa per Hong Kong, Singapore e la Malaysia, paesi che applicano l’embargo con meno rigidezza dei paesi occidentali. Importare via Dubai o la Turchia è anche possibile, però le tasse vi sono più alte e ciò aumenta le spese, fa notare Tavassoli. Dal canto suo, la dogana iraniana prevede 4% di tasse sui dispositivi portatili, ma possono raggiungere il 60% per prodotti più importanti, come gli iMac e i Cinema Display.

Invece i video e il software possono essere acquistati direttamente presso l’iTunes Store o il Mac App Store. L’Iran è un mercato in crescita e sempre più utenti iraniani registrano Apple ID usando indirizzi falsi in paesi esteri. È necessario usare un tunnel ssh o VPN, dato che l’iTunes Store è bloccato in Iran, però questo non sembra essere un ostacolo molto grande.

Mentre l’Iran si appresta a ricevere i nuovi MacBook Pro con Retina display, grazie all’accorciamento dei tempi di consegna nei mercati asiatici e pacifici, negli Stati Uniti sembra che alcuni impiegati degli Apple Store si siano rifiutati di vendere a cittadini iraniano-americani. Un caso di discriminazione che forse nasce dalla pressione su Apple affinché controlli maggiormente i suoi canali di distribuzione, in particolare se i suoi prodotti raggiungono paesi sotto embargo USA.

Via | Reuters

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