App Store: un modello di business che strozza la creatività degli sviluppatori. Forse sì.

App Store: un modello di business che strozza la creatività degli sviluppatori. Forse sì.


Quando si vedono i risultati che l’App Store ha raggiunto in pochi mesi dal suo lancio, si pensa al successo ecltatante per Apple e ad una rivoluzione nella distribuzione di applicazioni software che non ha precedenti nella storia. Ma c’è un problema che sorge ovvero occorre domandarsi se questo modello di business sia di fatto lo strumento appropriato per permettere di mantere il giusto rapporto tra lo sviluppo di prodotti qualitativamente interessanti e “applicazioncine” simil-suonerie di poco conto, incentivanodo così le 2 diverse tipologie di sviluppatori e portando ad Apple introiti per le tante apps distribuite.

Guardando il grafico pubblicato da EdibleApple, quasi in concomitanza con l’annuncio delle 10.000 mila apps nell’App Store, risulta evidente come le applicazioni gratuite e quelle a 0.99$ la facciano da padrone in quanto a presenza nella store. Questo semplice dato insinua, in alcuni sviluppatori, il (forte) dubbio che l’App Store possa diventare presto lo store “dell’immondizia” poiché le risorse dello sviluppatore saranno sempre più concentrare in applicazioni che richiedono poco tempo, che hanno bassissimi costi di realizzazione, il tutto per poterle vedere in pochi giorni in vetta alle classifiche dell’App Store, fattore determinante sul numero di download e quindi di guadagno.

A dirlo in maniera diretta è Craig Hockenberry di Iconfactory (azienda sviluppatrice di Twitterrific e Frenzic) in una open letter indirizzata a Steve Jobs:

abbiamo tante belle idee per applicazioni iPhone. Sfortunatamente, non stiamo lavorando sulle migliori (e più complesse). Al contrario, ci stiamo concentrando sui titoli da 99 centesimi che hanno una vita limitata e una vasta diffusione.

Questo è uno dei paragrafi che meglio rende la situazione.

I dubbi per uno sviluppatore (o team di lavoro) sono, sostanzialmente, i seguenti: a che pro dedicare tempo, risorse e mezzi per sviluppare applicazioni che verranno vendute a più di 99 cent e non raggiungeranno i numeri di download “necessari” ad essere tra le prime nella classifica dello store, venendo così penalizzate in quanto a visibilità?

Come fare a dedicarsi allo sviluppo di applicazioni di qualità, quando la maggior parte degli acquirenti giudica a priori “troppo cara” un’applicazione che costa più di 2.99$ dallo semplice screenshot, unico strumento di giudizio offerto da Apple?

Già nelle settimane precedenti anche John Casasanta e Phill Ryu, di Tap Tap Tap, espressero il loro giudizio negativo sul modello di business dell’App Store, paventando la possibilità di basare le classifiche sulle revenue lorde (“gross revenue” in inglese, N.d.r.) che ciascuna applicazione può fornire, invece di basarle esclusivamente sul numero di download e sperando così di premiare da una parte applicazioni vendute ad un costo elevato (si presume di qualità) con un buon numero di download e penalizzando dall’altra applicazioni gratuite (si presume di bassa qualità) con numeri di download esorbitanti.

Il ruolo dell’App Store e, in particolare del suo modello di business e distribuzione delle applicazioni, è di fondamentale importanza per Apple e per il suo futuro visti gli introiti e il catalogo di apps disponibli in continuo aumento. Forse Apple dovrebbe “coccolare” gli sviluppatori con idee di qualità e tentare di premiare il loro lavoro di sviluppo perché quanto prima dovrà fare i conti con l’Andorid Market di Google e allora lì potrebbero essere dolori.

[via Fortune]

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