Yankee: l'iPhone di AT&T genera utili solo dopo 17 mesi


Un nuovo studio stilato dallo Yankee Group descrive una realtà non proprio rosea per gli operatori telefonici, peraltro già ventilata nei mesi scorsi, quando qualcuno si era accorto che iPhone non sembra essere un buon affare per i carrier. Su 24 mesi di contratto telefonico, AT&T va in pareggio coi costi di sovvenzione del telefono dopo ben 17 mesi.

In buona sostanza, una volta tolti i costi sostenuti per scontare il terminale alla clientela (minimo 300$) e considerato l’impatto dei consumi causati dagli utenti in termini di traffico Web effettuato, ad AT&T servono grossomodo 17 mesi per rientrare delle spese sostenute: vale a dire che su 24 mesi di contratto il gestore guadagna realmente solo negli ultimi 6 o 7. Ciò significa utili per un 33% circa rispetto al fatturato, il che è decisamente sotto la media per un carrier telefonico. A titolo di paragone, se per assurdo AT&T smettesse di scontare gli iPhone raggiungerebbe il punto di pareggio dopo 8 mesi.

Un basso prezzo di commercializzazione è certamente una scelta che ripagha nel medio e lungo termine, soprattutto perché apporta continuamente nuova clientela. Tuttavia, gli utenti iPhone hanno mediamente un impatto molto maggiore sulle infrastrutture rispetto agli altri; il CEO della sezione mobile di AT&T, Ralph de la Vega, afferma che lo scorso agosto il traffico Web in mobilità è cresciuto del 5.000% in appena 3 anni, dal 2006 al 2009. Un aumento tale da mettere in ginocchio il network di qualunque operatore, colosso o meno.

Il mercato sta mutando molto velocemente, e se fino a non molto tempo fa gli operatori avevano pieno controllo sul mercato e sulla distribuzione dei telefoni cellulari, ora tra costi di acquisizione cliente, accordi di esclusività e contratti che prevedono flat, “i margini sui tanto agognati utenti smartphone si stanno riducendo drasticamente”. Ecco perché secondo Yankee Group l’unica conclusione possibile è che gli operatori dividano il controllo della catena con i rivenditori e le catene al dettaglio, così da condividere i rischi e poter offrire maggiore varietà di terminali e servizi, conditi da prezzi migliori.

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