VoiceCentral e le non ragioni del rifiuto di Apple

La rimozione di VoiceCentral, l’applicazione Google che permette tra le altre cose di effettuare chiamate Voip su 3G, è forse il simbolo del controllo che Apple vuole svolgere sulla piattaforma iPhone, attraverso il proprio App Store.

Fenomeno unico nel suo genere, stimolo per i diretti competitor e ormai benchmark del mercato mobile, lo store delle applicazioni per iPhone comincia a mostrare i suoi (tanti) punti deboli, primo su tutti il metodo di approvazione/rifiuto delle app che necessita trasparenza ed uniformità. Ma non sembra che Apple senta minimamente questa necessità, vista la testimonianza di Riverturn, uno degli sviluppatori che ha lavorato a VoiceCentral.

Nei giorni scorsi, racconta Kevin di Riverturn, riceve una telefonata da un responsabile Apple (Richard) riguardante il rifiuto di VoiceCentral da parte di Apple e, a leggere il transcript della conversazione, si ha l’impressione di essere catapultati in una dimensione molto più affine alla vecchia Germania dell’Est, dove c’era il controllo della Stasi, piuttosto che ad una situazione del XXI secolo, per come si è svolta la conversazione telefonica: una voce domanda e l’altra non fornisce che risposte circolari, inutili.

Di seguito i punti salienti della telefonata tra Kevin e l’addetto Apple.

Richard: La chiamo per informarla che VoiceCentral è stata rimossa dall’App Store poiché duplica funzioni già esistenti sull’iPhone.

Riverturn: Non capisco questa motivazione. Seguendo tale logica, applicazioni come Textfree, Skype, Fring, o iCall non dovrebbero essere considerate duplicazioni?

Richard: Non posso discutere con lei su altre applicazioni.

Riverturn: Non sono le app in sé, desidero solamente discutere la mancanza di costistenza nell’applicazione delle regole.

Richard: Posso soltanto dirle che la sua duplica funzioni dell’iPhone ed è stata causa di confusione nella comunità degli utenti.

Riverturn: Perciò cos’è cambiato che ora è contro la policy? E’ stata nello store per gli ultimi 4 mesi senza nessun problema. Non c’erano problemi nemmeno per il mese e mezzo precedente, quando era sottoposta a vostra revisione. E questo non è emerso con nessuno degli aggiornamenti che abbiamo rilasciato dopo che era già nello store.

Richard: Non posso dirle nulla – solamente che la sua non rispetta i termini della nostra policy.

Riverturn: Potrebbe dirmi quali parti dell’applicazione erano funzioni duplicate?

Richard: Non posso entrare nei dettagli.

Riverturn: C’è qualcosa che potremmo cambiare o modificare per poter ottenere nuovamente la possibilità di entrare nello store?

Richard: Non posso dirlo.

Riverturn: Se lei non è in grado di indicare il problema, come potremo sapere se fare nuovamente il submit dell’applicazione? E come potremo sapere se investire altre risorse nello sviluppo? Il rilascio delle prossime applicazioni potrebbe risentirne.

Richard: Non posso aiutarla.

[…]

Riverturn: Certamente qualcuno ad Apple le ha chiesto di fare questa telefonata. Potrei parlare con questa persona riguardo tutto ciò?

Richard: Sono l’unico con cui può parlare riguardo a questa cosa.

Riverturn: Deve esserci qualcuno con il quale posso discutere alcune decisioni strategiche da prendere e anche sul fatto se questa partnership abbia alcun senso.

Richard: Lei può parlare soltanto con me.

Riverturn: Niente di personale poiché so che le è stato richiesto di fare questa chiamata ma non stiamo realmente parlando qui. Non c’è una discussione, non si fanno passi avanti, lei non è autorizzato a rispondere a nessuna domanda. La posso implorare a che lei domandi ai suoi responsabili se c’è qualcuno che voglia discutere con me e avere una reale conversazione? Non mi importa se c’è la necessità di farlo in maniera ufficiosa oppure ci sia la necessità di firmare un altro NDA ma qui siamo ad un punto morto. Noi abbiamo bisogno di prendere decisioni, se sia il caso o meno di continuare nello sviluppo.

Richard: Lo riferirò ai miei responsabili.

Le notizie di applicazioni rifiutate sono sempre più frequenti, visto il numero esponenziale di submission cui Apple è chiamata a rispondere. Proprio per questo motivo, l’urgenza di una riformalizzazione di questo modello è una cosa fondamentale. Immaginate se una telefonata simile fosse stata effettuata da un responsabile Microsoft, si sarebbero spese parole come “controllo dello sviluppo”, “conversazioni univoche”, “risposte da call-center”, “posizione dominante”. In questo caso, invece, tutto tace. Anzi, tutti tacciono.

Apple sta facendo qualcosa di molto simile: fornisce regole e strumenti per lo sviluppo, lei soltanto giudica quali applicazioni possono essere accettate in maniera insindacabile (e sin qui è “giusto” poiché possiede l’App Store), ma non fornendo motivazioni precise e/o un metodo trasparente di giudizio, ricopre con un alone fumoso l’intero processo.

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