Samsung: "Studiate l'iPhone ma non copiatelo"

Una mail tirata fuori a sorpresa dai legali di Samsung dimostra che non esisteva alcuna intenzione di copiare Apple. Al massimo, di imparare da iPhone ed iPad.
Una mail tirata fuori a sorpresa dai legali di Samsung dimostra che non esisteva alcuna intenzione di copiare Apple. Al massimo, di imparare da iPhone ed iPad.

Un nuovo documento entrato tra gli atti della disfida legale che accomuna Apple a Samsung dimostra l’esistenza di esplicite pressioni perché gli ingegneri della società sudcoreana non copiassero l’iPhone. Ma che si limitassero, piuttosto, a imparare la sua lezione.

Al di là del copioso numero di elementi che sembrerebbero provare la sistematica violazione dei brevetti e del design di Cupertino, Samsung non ha mai desiderato che i dipendenti copiassero la concorrenza. Questo almeno è quanto si evince leggendo una vecchia mail di Sungsik Lee, uno dei designer più importanti di Samsung, depositata come prova dopo la formalizzazione della richiesta per danni da parte di Apple per un corrispettivo di 2,5 miliardi di dollari.

Il messaggio, datato 2 marzo 2010 e indirizzato ai responsabili UX (cioè, dell’esperienza utente), recita:

Al meeting di ieri […], il CEO Gee Sung Choi ha fortemente ribadito che l’inclinazione di Samsung in materia di User Experience è di “rimanere fedeli alla passata generazione.’ Ovviamente, si deve distinguere dal fare qualcosa solo perché l’iPhone l’ha fatto così, ma Choi ci ha detto di esprimere dei giudizi basandoci più sulla comodità per l’utente che su un ragionamento logico.

Samsung, in altre parole, doveva concentrarsi nella creazione fine a se stessa d’un buon prodotto, più che fornire ogni funzionalità immaginabile:

In ultima istanza, dobbiamo trarre un insegnamento dall’iPhone: fornire ogni possibile feature non è il modo giusto di affrontare la cosa. Sebbene tutti sarebbero d’accordo con questa impostazione, abbiamo dovuto fronteggiare enormi ostacoli per metterla in pratica. […] Non dico che bisogna fare esattamente ciò che hanno fatto con l’iPhone, ma che bisogna imparare dalla saggezza dell’iPhone, e riconoscere lo standard dell’industria che ha già fissato.

L’intenzione dei legali di Samsung è evidente. Da una parte intendono dimostrare l’assoluta buona fede della società, e dall’altra suffragare l’intero impianto della difesa: le somiglianze tra i dispositivi sono tutte il frutto dal “benchmarking”, ovvero del naturale lavoro di sgrezzatura e raffinamento durante la progettazione.

Il che è molto plausibile, ma sottintende che iPhone ed iPad fossero l’unica forma possibile di smartphone e tablet realizzabile. Il che suona francamente un filo iperbolico, anche per i roboanti canoni di Cupertino.

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