Covid-19 & iPhone, la produzione torna a livelli normali

Prove generali di normalità, almeno in Oriente. La produzione di iPhone torna a sferragliare, e gli Apple Store cinesi riaprono tutti. Le incognite, ora, sono tutte per l'Occidente.
Prove generali di normalità, almeno in Oriente. La produzione di iPhone torna a sferragliare, e gli Apple Store cinesi riaprono tutti. Le incognite, ora, sono tutte per l'Occidente.

Il mondo sta impazzendo, e peggio del solito. Nella sconcertante strafottenza inazione generale che ha caratterizzato l’approccio europeo al Coronavirus, nonostante la pesante lezione italiana, accadono contemporaneamente molte cose contraddittorie: la UE sta ripetendo pedissequamente, a pappagallo, tutti gli errori che abbiamo commesso noialtri mentre in buona sostanza ci ricorda che ce la dobbiamo sbrigare da soli. Dall’altra parte dell’Atlantico, invece, un presidente ketchup e cetriolini nega l’emergenza e poi chiude le connessioni con l’Europa ma non con Regno Unito, Romania, Serbia o Turchia. Come se il virus si fermasse alle frontiere. Come se questi paesi non avessero i loro contagi.

Nel frattempo, in Cina tutto sembra tornare lentamente alla normalità. E mentre Apple si prepara a proteggere i suoi dipendenti con più premura del governo federale, le scorte di iPhone continuano a calare. In compenso se continua così, i contraccolpi verranno presto assorbiti e sanati.

Prove di Normalità

A partire da venerdì prossimo, tutti e 42 gli Apple Store cinesi riapriranno, in risposta al declino costante di infezioni da Coronavirus che si sono registrate nelle ultime settimane. Ci vorrà ancora parecchia cautela, ma le prospettive nel Paese di Mezzo sono buone. Il peggio, in altre parole, sembra passato.

Tant’è che il fondatore di Foxconn, uno dei partner chiave nell’assemblaggio degli iPhone, afferma che i ritmi produttivi in Cina e Vietnam sono tornati ai livelli precedenti alla pandemia. Anzi, testuali parole, la ripresa avrebbe “superato ogni più rosea aspettativa.”

Ovviamente, sussistono criticità per via della scarsità di componenti provenienti da Giappone e Corea del Sud, ancora alle prese col virus, ma per la prima volta si vede luce in fondo al tunnel. Peccato soltanto che ora la palla sia passata all’altra squadra, ed è lì che nascono i problemi.

“Negli Stati Unti” ha spiegato il general manager Foxconn, “siamo preoccupati per il mercato. Se la produzione torna rapidamente alla normalità ma i consumatori smettono di acquistare… quella dovrebbe essere la chiave della ripresa economica.”

Dunque, se tutto procede come sperato, ecco cosa accadrà dal punto di vista della mela. Nelle prossime settimane, alcune combinazioni di modello/colore/taglia di iPhone potrebbero essere disponibili a singhiozzo; il ritorno alle attività in fabbrica, tuttavia, darà linfa ai magazzini. Ammesso che ci sia qualcuno che possa uscire di casa e spendere.

L’impegno di Apple

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In queste ore, Apple ha annunciato la chiusura temporanea della programmazione “Today at Apple” negli USA e in Canada; niente più sessioni su fotografia, montaggi video, disegno o programmazione fino a data da destinarsi. In più, nell’ottica di tutelare gli attori, sono state bloccate anche le riprese de “The Morning Show” e altre serie AppleTV+.

Voi sapete che, quando c’è da bacchettare Cupertino, siamo i primi a farlo: siamo stati critici sull’approccio green a targhe alterne, ad esempio, o sul meccanismo a farfalla della tastiera dei MacBook Pro; ma stavolta c’è solo da elogiare. Per la premura dimostrata, per la tempestività e per la priorità data alla salute e sicurezza dei dipendenti, proprio nel bel mezzo -anzi in controtendenza- del menefreghismo dei governi occidentali.

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