Technology Review annovera i brevetti firmati da Jobs, compresi quelli postumi

Con l'intento di valutare la portata dell'eredità di Steve Jobs, la testata Technology Review ripercorre i numerosi brevetti firmati dal creatore del Mac. Dei 458 documenti quasi un terzo sono stati approvati dopo la sua morte.
Con l'intento di valutare la portata dell'eredità di Steve Jobs, la testata Technology Review ripercorre i numerosi brevetti firmati dal creatore del Mac. Dei 458 documenti quasi un terzo sono stati approvati dopo la sua morte.

Quella di Steve Jobs è una figura che, senza alcuna ombra di dubbio, esige e richiama su di se un’attenzione del tutto particolare. Si parla spesso di come e quanto Jobs fosse coinvolto nella creazione dei prodotti Apple, di quale fosse il suo apporto nelle decisioni di design e sviluppo ed il discorso viene affrontato attraverso svariati mezzi e punti di vista.

La testata Technology Review, pubblicazione del noto Massachussets Institute of Technology che identifica ed esamina le tecnologie emergenti e l’impatto che i più importanti innovatori hanno su queste, ha deciso di osservare la figura di Steve Jobs valutando e misurando il suo lascito in termini di brevetti assegnati al suo nome. Secondo il TR l’immenso quantitativo di licenze rispecchia con grande dettaglio la permeante filosofia di Apple di brevettare ogni singolo aspetto, anche quelli meno importanti, dei suoi prodotti, filosofia che, almeno in parte, arriva direttamente da Jobs.

Secondo il novero della testata un totale di 458 brevetti, riguardanti invenzioni o design particolari comprendono il nome di Jobs tra quelli elencati. Un terzo di questi, 141, sono stati assegnati a Jobs dopo la sua morte avvenuta nel 2011, “più di quanti se ne vedrebbero assegnare molti inventori durante la loro vita”.

[img src=”https://media.melablog.it/8/8c7/personal-computer-patent.png” alt=”personal-computer-patent” height=”940″ title=”personal-computer-patent” class=”aligncenter size-full wp-image-149778″]

Il primo, sottoposto nel 1980 ed assegnato nel 1983 è intitolato semplicemente “Personal Computer” mentre uno dei primi assegnati dopo il suo decesso fa riferimento al design del cubo di vetro del negozio sulla Fifth Avenue a Manhattan.

Non mancano naturalmente le polemiche e le disquisizioni a riguardo. Uno dei filoni principali riguarda l’opinabile uso, secondo alcuni, del termine “grande inventore”. Un’altra critica riguarda il fatto che il nome di Jobs compare spesso accanto a molti altri, stabilendo dunque che tali brevetti non sono unicamente frutto del suo genio, posizione che viene affrontata asserendo che i suoi suggerimenti e le sue idee fossero abbastanza importanti da conferirgli tale credito.

C’è chi, come la giornalista Yukari Iwatani Kane, autrice del libro Haunted Empire: Apple After Steve Jobs, sostiene che senza l’apporto di Jobs Apple sarebbe destinata al disfacimento.

Resta il fatto che molti brevetti vengono ancora approvati ed assegnati a Jobs ad anni di distanza dalla sua morte, molti dei quali non hanno a che vedere direttamente con le produzioni di Apple.

Ti consigliamo anche

Link copiato negli appunti