App Store accusato da un candidato repubblicano di essere politicamente faziosa

Una nuova accusa piove su Apple: quella di seguire una politica liberale per il suo App Store. Un candidato repubblicano, Ari David, si è visto rifiutare la sua app di campagna elettorale per iPhone e immediatamente ha gridato allo scandalo.

Lo staff di Ari David ha analizzato App Store in cerca di indizi sulla posizione politica di Apple. Ha trovato buon numero di app che gli erano sgradite, come una che propone citazioni “di un pericoloso assassino comunista”; quest’affermazione di David indica di come l’accusa si faziosità nei giudizi può facilmente essere invertita, dato che il politico si riferisce a iChe, una app dedicata a Ernesto Che Guevara. Gli esempi di app “atee e comuniste” elencate da David si sprecano. L’indignato candidato repubblicano ha quindi sentenziato che l’agenda politica di Apple sia fortemente liberale. David sentenzia così nel suo blog:

“Se siete un conservatore che ha nozioni pericolose come amare l’America, adorare un Dio giusto e indulgente oppure supportare le nostre truppe quando partono in guerra contro i nemici della gente libera, allora Apple fa a meno di voi”. Ari David – (traduzione libera)

Le lamentele di Ari David non avevano suscitato inizialmente nessun interesse da parte dei media. Adesso, con la sua quanto meno curiosa analisi dell’App Store e le conseguenti ancor più sorprendenti conclusioni, il candidato repubblicano è riuscito per lo meno ad incuriosire il pubblico sullo schieramento politico delle grandi compagnie.

Il dibattito su App Store e i suoi criteri per ammettere o meno le applicazioni è sotto la vigilanza degli utenti da diversi mesi ormai. Vi sono stati alcuni casi clamorosi che hanno fatto discutere sulla rigida politica di Apple che a volte sfiora la censura; pensiamo ai casi dell’app satirica del pulitzer Mark Fiore, che fu prima rifiutata e poi riammessa, oppure l’intestardimento di Steve Jobs riguardo alle app a luci rosse. In altri casi, alcune app-truffa sono passate indisturbate, malgrado violino il diritto d’autore e non offrano nulla di nuovo agli utenti.

Sicuramente la policy di App Store è molto rigida ed è una linea aziendale decisa da Cupertino. I dubbi sorgono quando i criteri per la selezione delle app vengono applicati con due pesi e due misure. Va detto che finora, a parte alcuni casi dubbi di cui abbiamo parlato più sopra, non abbiamo avuto evidenza di questo, con buona pace di Ari David.

Non sappiamo cosa offrisse l’app di David. Dato il linguaggio che utilizza nel suo sito, le minacce e accuse che liberamente distribuisce, sicuramente non possiamo aspettarci che proponesse con tono pacato, un chiaro e tranquillo programma politico. Difatti Apple ha risposto al candidato per le elezioni californiane che la sua app viola la politica della compagnia riguardo ad applicazioni con contenuto diffamatorio.

[Via the Mac Observer | Foto qyphon]

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