Garanzia Apple, anche in Cina pioggia di critiche

Per la seconda volta in una settimana, la stampa filogovernativa cinese ha accusato Apple di praticare nel paese condizioni di garanzia sui suoi prodotti nettamente peggiori di quanto offerto all'estero. Ma forse, nell'affondo c'è qualcosa in più che la semplice salvaguardia dei diritti dei consumatori.
Per la seconda volta in una settimana, la stampa filogovernativa cinese ha accusato Apple di praticare nel paese condizioni di garanzia sui suoi prodotti nettamente peggiori di quanto offerto all'estero. Ma forse, nell'affondo c'è qualcosa in più che la semplice salvaguardia dei diritti dei consumatori.

Tutto è cominciato una settimana fa, quando sul sito di microblogging Sina Weibo un gran numero di celebrità cinesi ha preso di petto la mela per la gestione della garanzia nel paese e per altre questioni non propriamente attinenti. Melodrammi del tipo “Non vi vergognate di fronte a Steve Jobs? Non vi vergognate di fronte a quei poveracci che si vendono un rene per i vostri prodotti? Osate fare gli spavaldi semplicemente perché siete un marchio famoso” e così via. Poi, si è scoperto che i messaggi al vetriolo erano stati imbeccati dal governo centrale in una sorta di attacco coordinato volto a creare un sentimento pubblico di avversione nei confronti di Apple, pare per ragioni di convenienza economica. E il comunicato stampa che è seguito non ha certamente ottenuto l’obiettivo sperato di gettare acqua sul fuoco.

Anzi, proprio oggi il People’s Daily, ripreso poche ore fa dal Wall Street Journal, è tornato alla carica con accuse piuttosto pesanti sulle modalità con cui viene gestita la comunicazione in quei di Cupertino. Apple, si legge, si è trasformata nel tempo in una società “vuota e dedita all’autoincensamento,” insopportabilmente selettiva quando c’è da fissare un’intervista:

Sebbene sia difficile prevedere il comportamento del governo basandosi sulla copertura dei media, che in Cina sono gestiti dallo Stato, per gli analisti la serie di attacchi suggerisce che il governo sta considerando la possibilità di incoraggiare la crescita delle società di smartphone domestiche ai danni di quelle straniere come Apple.
La critica comporta che “nei circoli dell’establishment, c’è un certo livello di accettazione dell’idea che sia OK andare contro questa società, il che significa che ci sono molti guai in arrivo” ha affermato Jeremy Goldkorn, responsabile di Danwei.org, specializzato in ricerche sui media cinesi.

E a onor del vero, campagne mediatiche simili sono state scagliate negli ultimi mesi anche contro altre multinazionali, come ad esempio Volkswagen e KFC. Il fatto è che la Cina si appresta a diventare il primo mercato per Apple, superiore per giro d’affari perfino agli interi Stati Uniti, e questo spiega non soltanto gli investimenti nel paese ma soprattutto l’inconsueta pazienza ostentata. Dopotutto, pecunia non olet, no?

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