Diritto alla Riparazione, Apple: "gli utenti potrebbero farsi male"

Il Parlamento Europeo spinge per prodotti di maggiore qualità, che durino di più nel tempo e soprattutto che siano più facili ed economici da riparare. Anche col fai-da-te. E questo ad Apple non andrà giù.
Diritto alla Riparazione, Apple:
Il Parlamento Europeo spinge per prodotti di maggiore qualità, che durino di più nel tempo e soprattutto che siano più facili ed economici da riparare. Anche col fai-da-te. E questo ad Apple non andrà giù.

Aggiornamento del 2 maggio 2019

Negli USA, diversi Stati -come ad esempio la California- stanno promulgando leggi che renderanno più semplici le riparazioni fai-da-te da parte degli utenti sui dispositivi di elettronica e elettrodomestici. Uno scenario contro cui Apple si sta opponendo con tutte le forze: il rischio, spiegano da Cupertino, è che l’utente si faccia male durante l’operazione.

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L’idea è di rendere il mondo dell’elettronica di consumo simile a quello automobilistico; così facendo, chiunque potrà acquistare pezzi di ricambio dal miglior offerente e se, ne è capace, effettuare da sé una riparazione. Dopo Illinois e Tennessee, anche Nebraska, New York, Michigan, Minnesota, Kansas e Massachusetts hanno preso in considerazione o stanno valutando iniziative simili, ma la cosa non è andata giù a Tim Cook e i suoi.

Se questo tipo di leggi si diffondessero, infatti, la mela sarebbe costretta a vendere pezzi di ricambio e componenti al pubblico e ai negozi non-convenzionati, e in più dovrebbe rendere disponibili i manuali di riparazione e i software di diagnostica. Ecco perché, scrive Motherboard, Apple ha inviato un suo rappresentate/lobbista a presenziare le sedute parlamentari, e osteggiare l’iter legislativo con argomentazioni che vertono per lo più sulla sicurezza. Uno degli argomenti, per esempio, è che la sostituzione delle batterie al litio da parte di utenti inesperti potrebbe provocare incendi.

A riguardo, Motherboard racconta:

I lobbisti ganno portato un iPhone agli incontri e hanno mostrato ai legislatori e ai loro assistenti i componenti interni del telefono. I lobbisti hanno affermato che, se impropriamente smontato, l’iPhone potrebbe fenire i consumatori che cercano di aggiustarlo. Per esempio, perforando la batteria agli ioni di litio è […].

Il che, tra l’altro, è molto vero, e somiglia sinistramente ad una esperienza che abbiamo avuto in Redazione con una sostituzione clandestina di batteria ad un iPhone 6.

Attualmente, le riparazioni nel mondo Apple avvengono attraverso la rete retail di Cupertino oppure attraverso lo stringente Apple Authorized Service Provider Program; tutto il resto è fatto di negozietti non ufficiali e componenti provenienti dalla Cina, spesso di qualità inferiore agli originali. Una legge come quella in discussione negli USA consentirebbe di acquistare un cavetto o una scheda logica del Mac senza dover necessariamente passare nei negozi convenzionati (e pagare quindi la manodopera), avendo al contempo la certezza della qualità dei componenti.

Ed è vero -come dicono loro- che esistono dei rischi, così come esistono dei rischi pure ad attraversare la strada per entrare in un Apple Store. Qui bisogno solo stabilire se l’utente ha diritto o meno di farsene carico in modo consapevole, senza pagare la manodopera Apple ai prezzi decisi da Apple.

UE Contro Apple

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Con una serie di raccomandazioni approvate a luglio 2017, il Parlamento Europeo spinge per prodotti di maggiore qualità, che durino di più nel tempo e soprattutto che siano più facili ed economici da riparare. Eventualmente anche col fai-da-te. E questo ad Apple non va proprio giù.

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La UE chiede ai produttori di hardware e software cicli più lunghi, prima di arrivare alle scadenze della cosiddetta obsolescenza programmata, cioè il momento in cui un dispositivo diventa troppo vecchio e lento per far girare software e app recenti.

Stando ad un sondaggio di qualche anno fa dell’Eurobarometro, il 77% dei cittadini europei preferirebbe riparare i propri beni piuttosto che doverli comprare da zero, ma questo spesso è impossibile per gli alti costi della riparazione o per l’assenza di componentistica.

Ecco perché sono stati stilate alcune raccomandazioni, tipo:

  • definizione di un “criterio di resistenza minima” che stabilisca in modo inequivocabile linee guida per prodotti robusti, facilmente riparabili e di buona qualità, già al momento della progettazione.
  • Incentivazione della rivendita dell’usato e della seconda mano.
  • Allungamento della garanzia se la riparazione richiede più di un mese di tempo.
  • I consumatori dovrebbero essere liberi di scegliere da chi farsi riparare il bene; dunque, occorre scoraggiare pratiche, tecnologie e soluzioni software che impediscano la riparazione al di fuori dei circuiti approvati dal produttore.
  • Componenti essenziali, come batterie e LED, non dovrebbero essere incastonati nei prodotti, se non per ragioni di sicurezza.
  • Definizione comune a livello europeo del termine di Obsolescenza Programmata, e definizione di un sistema atto a determinare se i requisiti minimi sono stati rispettati in un determinato prodotto.
  • Parti indispensabili per il funzionamento di un dispositivo o elettrodomestico dovrebbero essere resi disponibili “ad un prezzo commisurato alla natura e alla vecchiaia del prodotto.”

Lo scopo, in ultima analisi, è di risparmiare sui costi di riparazione, evitare il riacquisto di un prodotto e impattare meno sull’ambiente. “Dobbiamo assicurarci che le batterie non siano più incollate in un prodotto,” ha dichiarato Pascal Durand del Gruppo Verde/Alleanza libera europea, “ma siano avvitate all’interno, così che non dobbiamo più gettare via un telefono se la batteria cessa di funzionare.”

L’esatto opposto delle politiche di Cupertino, che adottano qualunque escamotage tecnico per abbattere dimensioni e peso dei propri prodotti. Apple vuole gestire le riparazioni tutte da sé, senza l’interferenza di riparatori indipendenti, e per questo avversa questo nuovo vento che spira anche negli Stati Uniti.

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