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Apple ha deciso di opporsi con forza alla multa di 500 milioni di euro inflitta dalla Commissione Europea, presentando un ricorso formale contro le accuse di violazione del Digital Markets Act (DMA). L’azienda di Cupertino ritiene che la decisione di Bruxelles non solo ecceda i limiti della normativa, ma rappresenti anche un’ingerenza senza precedenti nel suo modello di business.
La sanzione, comminata lo scorso aprile, riguarda le politiche restrittive che impedivano agli sviluppatori di informare gli utenti sulle alternative di pagamento esterne all’App Store. Secondo la Commissione, queste pratiche violavano il principio di libertà commerciale sancito dal DMA, una normativa pensata per garantire trasparenza e concorrenza leale nel mercato digitale. Apple ha definito tali richieste “ingiustificate” e ha ribadito che la sua piattaforma è progettata per offrire sicurezza e un’esperienza utente ottimale.
Per conformarsi alle richieste dell’UE e evitare ulteriori penalità durante il processo di appello, Apple ha introdotto a giugno modifiche significative alle regole dell’App Store. Ora, le applicazioni distribuite nei mercati europei possono includere collegamenti diretti a offerte esterne e proporre metodi di pagamento alternativi.
Un altro passo importante è stata l’annunciata revisione della struttura tariffaria per gli sviluppatori europei, prevista per il 2026. La nuova organizzazione introduce una “Core Technology Commission” con commissioni differenziate in base ai servizi richiesti, fissando un tetto massimo del 20%, in calo rispetto al precedente 30%.
La struttura proposta prevede due livelli di servizi: uno obbligatorio, che esclude funzionalità come aggiornamenti automatici e strumenti di marketing, e uno facoltativo, che include il pacchetto completo di servizi attuali. Secondo Apple, questa suddivisione offre agli sviluppatori maggiore libertà di scelta, pur mantenendo alti standard di qualità e sicurezza per gli utenti.
La controversia tra Apple e la Commissione Europea potrebbe avere implicazioni di vasta portata per il futuro della regolamentazione tecnologica in Europa. Se da un lato Bruxelles sottolinea l’importanza di garantire una concorrenza equa e una maggiore trasparenza, dall’altro Apple accusa l’UE di ampliare indebitamente il concetto di “steering” oltre le previsioni del DMA.
L’esito di questa disputa sarà attentamente monitorato da sviluppatori, legislatori e aziende tecnologiche di tutto il mondo. Per molti, rappresenta un banco di prova cruciale per capire fino a che punto le autorità di regolamentazione possono intervenire nei modelli di business delle big tech senza compromettere l’innovazione e la competitività. La posta in gioco non è solo economica, ma riguarda anche il delicato equilibrio tra protezione dei consumatori e libertà commerciale.