Apple brevetta l'attivazione del software, anti-pirateria o anti-hacking?


Non è una novità che Apple periodicamente depositi brevetti per le tecnologie che vengono sviluppate nel proprio Campus: molte rimangono sulla carta, altre vengono effettivamente introdotte nei prodotti hardware o software di Cupertino.

Recentemente Apple si è vista approvare il brevetto #20070288886, riguardante la protezione del software. Da quello che si apprende dall’abstract questa tecnologia consiste, in parole povere, in una verifica periodica dell’hardware sul quale una data applicazione sta girando, consentendone l’esecuzione solo previa autorizzazione.
Non c’è certo alcunché di rivoluzionario, così come non c’è nulla di scandaloso, non avendo Apple mai negato il proprio interesse tanto per i sistemi di validazione basati sul software che per quelli basati su hardware (il famigerato Palladium, che tanto panico scatenò qualche tempo fa).

Tuttavia Cupertino non ha mai trasformato in realtà questi metodi di verifica, andando di fatto controcorrente rispetto al mercato.
Si pensi al caso limite di Logic: quando Emagic era una società indipendente, il software necessitava di una chiave hardware per poter funzionare, sistema poi eliminato nelle ultime versioni.

Il punto è che, ad oggi, quello della pirateria è per Apple un non-problema. E’ un dato di fatto (per molti inspiegabile, ma veritiero) che l’utenza di base di Apple tenda ad acquistare software con una maggiore frequenza rispetto al resto del mercato. I numeri delle vendite di pacchetti software consumer (si tratti di Mac OS X, iLife o iWork) sono decisamente buoni, e addirittura la percentuale rispetto all’installato ha dell’incredibile. E ancora meglio va per il mercato del software “pro”.

Ma, dunque, perché Apple continua a sviluppare questo tipo di tecnologie?

C’è un elemento di cui Apple ha dimostrato di essere molto gelosa: l’integrità del proprio software.
Paradossalmente Apple lavora tantissimo per impedire che una singola copia di Mac OS X venga installata su un comune PC, mentre non mette alcun bastone tra le ruote a chi si mette in testa di installare la stessa copia di Leopard su 10 Mac. Il motivo, pur non noto ufficialmente, è piuttosto semplice: la scelta strategica di Cupertino è (ed è sempre stata) quella di fornire un pacchetto integrato, considerando hardware e software due elementi inscindibili dello stesso prodotto, relegando addirittura l’hardware a puro elemento di supporto al funzionamento del software (If you are committed about software, you must build your own hardware…)

Quello che per alcuni è il grande limite del “sistema Mac”, in realtà è il punto cardine della mission di Apple, che ha resistito per vari lustri, nonostante alcuni ripensamenti nei momenti di sbando della metà degli anni ’90. Una scelta che attualmente, vista la crescita costante che vive il mercato di Apple in questo periodo, non viene messa in discussione.
Ma l’inferno è già congelato una volta, e non è detto che non possa accadere di nuovo: resta da vedere se un cambio di rotta di questo tipo pagherebbe…

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