Nel mirino dell'antitrust c'è anche iAd?


Le indagini dell’autorità antitrust americana potrebbero non riguardare solo l’esclusione dei prodotti di Adobe dallo sviluppo per iPhone, ma anche il circuito pubblicitario iAd che Apple ha presentato con orgoglio meno di un mese fa. A dirlo è il Wall Street Journal: un suo giornalista avrebbe raccolto la testimonianza anonima di un’azienda di advertising mobile, convocata dalla Federal Trade Commission per un’opinione sugli effetti apportati dall’ingresso di Apple nel settore.

La cosa non stupisce, perché questa settimana l’antitrust dovrà esprimersi su un contesto molto simile: l’acquisizione di AdMob da parte di Google per 750 milioni di dollari. Proprio Steve Jobs ha ammesso pubblicamente di essersi fatto “scippare” AdMob di Google, trovandosi costretto a ripiegare su un’azienda più piccola, la Quattro Wireless. Da parte sua Google ha accettato positivamente l’ingresso di Apple nel settore, presentandolo come un segno evidente di concorrenza.

Considerandoli come un’azienda unica, Google e AdMob l’anno scorso avrebbero coperto il 21% del mercato dell’advertising mobile. Gran parte degli introiti di Google deriva dalla ricerca mobile, mentre AdMob è specializzata nelle applicazioni mobili e in particolare quelle per iPhone. Secondo alcuni Apple avrebbe scritto la sezione 3.3.9 del suo accordo con gli sviluppatori proprio per ostacolare la concorrenza di Google ad iAd.

Questa sezione proibisce alle applicazioni contenenti software di terze parti l’invio di informazioni per il trattamento o l’analisi, cosa che potrebbe impossibilitare la profilazione dell’utente. Una clausola vagamente oscura ma che un giorno, se non messa in chiaro, potrebbe trasformarsi in: “Nessuna agenzia pubblicitaria all’infuori di me”.

C’è da dire che Steve Jobs, alla conferenza stampa di lancio di iAd, ha detto chiaramente che gli sviluppatori potranno scegliere il circuito a loro più congeniale. Questo però era anche ovvio: al momento iAd è strutturato per la promozione di aziende molto grandi e con grandi capitali, non coprendo mercati come quelli di AdMob e Google, che possono concentrarsi sulla coda lunga delle aziende piccole ma altamente specializzate. Mettere le cose in chiaro, però, non potra che far bene a tutti. Magari non sarà così per Google ed Apple, ma per la libera concorrenza questo è poco ma sicuro.

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