Multa ad Apple: leggi (e legislatore) antiquato o effettive responsabilità della mela?

La Multa ad Apple dell'Antitrust ha diviso gli utenti: chi dà torto e chi dà ragione ad Apple. Noi, invece, pensiamo che la verità stia nel mezzo.
La Multa ad Apple dell'Antitrust ha diviso gli utenti: chi dà torto e chi dà ragione ad Apple. Noi, invece, pensiamo che la verità stia nel mezzo.

La multa da 10 milioni di Euro comminata ad Apple ha acceso il dibattito, che come al solito è polarizzante: da una parte chi difende a spada tratta la mela, e dall’altra chi invece considera la sentenza giustificata, e non contiamo neppure i facili insulti alle istituzioni italiane che provengono da oltreoceano (del tipo “hanno bisogno di soldi, quindi si attaccano a tutto”). Poi, tanto per cambiare, ci siamo noi nel mezzo, che invece vediamo storture da una parte e dall’altra. Ed è di questo che vogliamo parlare nel nostro piccolo, senza alcuna velleità di fare cronaca giudiziaria; vorremmo solo sottolineare alcuni passaggi fondamentali della vicenda, e spiegare perché, a nostro modesto giudizio, se la sentenza ha un deciso sapore antistorico, d’altro canto Apple qualcosina da rimproverarsi forse ce l’ha.

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Partiamo dall’inizio. A dicembre 2017 circolavano voci secondo cui Apple rallentava deliberatamente i telefoni più vecchi con gli update software. Da Cupertino hanno quindi confermato, e spiegato che la cosa serviva a ridurre i picchi di richiesta energetica quando la batteria è logora e a garantire “la migliore esperienza possibile”; in assenza di interventi, infatti, gli utenti rischiavano spegnimenti improvvisi.

Poi, si è scoperto che iOS 10.2.1 aveva introdotto alla chetichella una feature di gestione energetica che poteva limitare le prestazioni dei dispositivi meno recenti; molti dunque si sono sentiti ingannati, e hanno accusato Cupertino di non aver adeguatamente informato il pubblico. Poi, quando hanno iniziato a fioccare le azioni legali, Apple si è scusata, e ha iniziato ad offrire la sostituzione batteria ad un prezzo speciale di 29€ fino alla fine dell’anno. Perché poi, dal 1 gennaio 2019, si torna ai soliti 49€.

È in questo contesto che va inquadrata la sentenza di questi giorni, ed è proprio per la faccenda delle batteria che la multa è stata raddoppiata rispetto a quella di Samsung. Ma lasciamoci andare a qualche considerazione.

È vero. Da che mondo è mondo, un sistema operativo più recente di solito (ma non sempre, vedi l’esempio di iOS 12 o Mojave che continua a funzionare coi modelli del 2012) introduce più feature e dunque spesso risulta più pesante sui dispositivi degli anni precedenti. Ai nostri tempi dipendiamo sempre più pesantemente dalla tecnologia, e dunque è necessario per ragioni di sicurezza (degli utenti-cittadini, così come delle istituzioni e delle infrastrutture) tenere sempre aggiornati il parco hardware e software. Non obsolescenza programmata, dunque, ma mera obsolescenza tecnologica, il prezzo da pagare per la tecnologia che ci semplifica la vita.

Ma è anche vero che nella migliore delle ipotesi si sia verificato quanto meno un cortocircuito nella comunicazione: bisognava avvertire del taglio prestazionale, e spiegare anche bene chi sarebbe stato penalizzato e come. Ma Apple, probabilmente in buona fede, non l’ha fatto forse per paura di disincentivare la sana pratica degli aggiornamenti. Perché al di là delle nuove feature, ogni update porta con sé importanti implicazioni relative alla sicurezza; per restare sulla notizia del giorno, vi basti sapere che iOS 12 è sufficiente a blindarvi dagli accessi non autorizzati tramite GrayKey. E la spinta a aggiornare è talmente forte da rendere iOS fastidiosamente insistente sull’argomento; senza contare che non è possibile tornare indietro alle versioni precedenti di firmware perché Apple blocca i downgrade.

Poco importa, poi, se questa corsa all’ultima feature rende obsoleti i dispositivi in pochi anni e costringe all’acquisto dei nuovi modelli: in teoria si tratta solo di un ineludibile e naturale effetto collaterale della tecnologia, che però ha la malaugurata tendenza a incidere sul fatturato annuo dei produttori di smartphone, e dunque viene visto con sospetto. Il contentino della sostituzione batteria a prezzi più bassi, poi, ha perfino acuito questa sensazione.

L’impressione che si ricava, infatti, è che Apple abbia preso decisioni delicate senza comunicarne l’impatto ai clienti, e che infine abbia dovuto calare le braghe una volta che su Internet è emerso il dietro-le-quinte. Anzi c’è di più: la sostituzione batteria a 29€ somiglia tanto ad un’ammissione di colpa, e come tale è stata vista pure dal Garante.

Poi, i lettori di Melablog sanno benissimo che le batterie al litio subiscono un degrado prestazionale a mano a mano che si esauriscono, e si può anche decidere di ridurre deliberatamente le prestazioni del dispositivo per impedire spegnimento improvvisi. Ma occorre dirlo con chiarezza, tutto qua. E magari, implementare lo Stato Batteria di iOS prima di introdurre la feature ammazza-CPU.

Lasciando perdere le tesi complottistiche e le considerazioni tecniche (la giustizia farà comunque il suo corso), una cosa ci sentiamo comunque di dirla: Apple poteva e doveva spiegare meglio cosa stava facendo. Solo mostrandosi cristallini è possibile tacitare lo scetticismo, sedare i malumori e scansare querele al vetriolo.

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