Grand Prix for Press, Apple vince il prestigioso riconoscimento grazie ad iPad mini

Apple e TBWA Media Arts Lab si sono aggiudicate il premio Grand Prix for Press, uno dei più ambìti riconoscimenti nel settore, grazie alle pubblicità sulle riviste cartacee dedicate ad iPad mini.
Apple e TBWA Media Arts Lab si sono aggiudicate il premio Grand Prix for Press, uno dei più ambìti riconoscimenti nel settore, grazie alle pubblicità sulle riviste cartacee dedicate ad iPad mini.

Aggiornamento del 21 giugno 2013.

L’anno scorso, con un’iniziativa un po’ fuori dai suoi standard, Apple ha deciso di pubblicizzare le funzionalità di lettura dei periodici digitali su alcuni, selezionati periodici cartacei. E così, ha piazzato sulla copertina inferiore del New Yorker e del Time un bell’iPad mini a grandezza naturale, sul cui display veniva mostrata la copertina del magazine stesso.

Un espediente piaciuto enormemente ai giudici del Festival Internazionale della Creatività Leoni di Cannes, che hanno quindi deciso di assegnare il prestigiosissimo premio Grand Prix for Press alla mela e alla società di comunicazione con cui ha collaborato per l’occasione. A riguardo, AdAge scrive:

La campagna di Apple su iPad mini condotta da TBWA Media Arts Lab ha vinto il Grand Prix in press, una categoria che sembrava destinata ad essere uccisa dai tablet, e che invece -a dire del presidente di giuria Marcello Serpa- ora appare come una redenzione, grazie alla possibilità di leggere in digitale prodotti editoriali.
Perché ha vinto: “Era una specie di sentimento di guerriglia,” ha affermato Serpa. “È un prodotto che sembra rivolgersi ai media dicendo ‘vi ucciderò’ anche se poi invece li salva in un abbraccio. È una redenzione.”

In origine, i contendenti al premio erano sei, con India, Dubai e Argentina in lizza. Se la combattevano in un testa a testa l’iPad mini e lo spot del Dove di Unilever, ma dopo i consulti la tecnologia ha prevalso sul saponep. “Dove è un pezzo emozionante, bellissimo e basato su una bellissima intuizione, e infatti vincerà tantissimo,” ha spigato Marcello Serpa, il giudice di categoria. Ma alla fine Apple ha vinto perché si cercava “una pubblicità che facesse della pubblicità stessa un’eroina.” Insomma, nuova stelletta da appuntare al petto per i responsabili del marketing di Cupertino.

Le pubblicità Apple su Time e sul New Yorker

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Per pubblicizzare le funzionalità di lettura dei periodici digitali sui gingilli iOS, quale miglior vetrina degli omologhi cartacei stessi. E infatti a Cupertino hanno pensato di acquistare la copertina posteriore degli ultimi numeri del New Yorker e del Time, e di collocarci in bella mostra il nuovo iPad mini.

L’idea è semplice e potente, come si conviene al marketing della mela. A destra c’è una cover tradizionale, e invece dall’altra la medesima grafica è ospitata su un iPad mini a grandezza naturale (nota per i maligni: i pixel per l’assenza di Retina non si vedono); il resto della pagina è vuota, riempita da un bianco abbacinante e da una scrittina minimalista che recita “ iPad mini.” Fine.

Il messaggio che passa è immediato: i contenuti che state fisicamente sfogliando li ritrovate in un tablet che è perfino più piccolo della rivista. Implicitamente, lo spot di Apple sembra addirittura suggerire che l’accoppiata Newsstand + iPad mini costituisca una soluzione perfino migliore -e certamente più maneggevole e leggera -dell’iPad da 9,7″.

È la prima volta negli ultimi anni che la mela sceglie la carta stampata per veicolare i propri messaggi, ma evidentemente il momento (Natale in arrivo) e il mezzo (la stampa cartacea per quella digitale) devono essere apparsi perfetti per l’esperimento. L’ultima volta che abbiamo parlato di spot non-convenzionali risale solo a poche settimane fa, con gli iPod che esplodono sui siti Web al ritmo di musica. Dopo il salto, la copertina del New Yorker e l’aggiornamento al post.

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Photo | 9to5Mac e Sam Stern

Aggiornamento: come correttamente sottolineato da Cirano, in effetti non è vero che Apple non abbia comprato spazi pubblicitari sulla stampa negli ultimi anni: si tratta semplicemente di campagne molto rare. Dopo una lunga verifica, abbiamo trovato almeno una conferma, come testimonia ad esempio questo spot pubblicato sull’Economist nel 2011 e relativo ad iPhone 4. Grazie della segnalazione.

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