Alla guida di Apple c'è ancora Steve Jobs

I cicli di prodotto sono lunghi, e richiedono almeno 1-2 anni di ricerca e sviluppo. Se davvero vogliamo guardare alla Apple senza Steve Jobs, dunque, dobbiamo puntare lo sguardo all'anno prossimo.
I cicli di prodotto sono lunghi, e richiedono almeno 1-2 anni di ricerca e sviluppo. Se davvero vogliamo guardare alla Apple senza Steve Jobs, dunque, dobbiamo puntare lo sguardo all'anno prossimo.

A poco più di un anno di distanza dalla morte di Steve Jobs, ci chiediamo cosa resta oggi in Apple della sua controversa e geniale personalità. In realtà, come correttamente sottolinea Sascha Segan, i cicli di prodotto sono una faccenda lunga, e non c’è nulla tra i più recenti prodotto Apple che non abbia passato prima il vaglio dello storico iCEO.

Se da una parte è vero che -almeno formalmente- Jobs non è più alla guida di Cupertino, dall’altra è certamente prematuro parlare già di era post-Jobs. Anzi, se ne riparlerà semmai l’anno prossimo:

Poiché i cicli di prodotto sono lunghi, i nuovi gadget Apple che stiamo vedendo in questi giorni sono tutti dispositivi su cui Jobs ha messo fisicamente mano. Ci vorranno almeno altri sei mesi prima di vedere i primi gadget Apple privi della guida di Jobs.

Uno smartphone, in media, richiede almeno dai 18 ai 24 mesi di Ricerca&Sviluppo per passare dal concept alla vendita, ed è molto probabile che l’iPhone 5 abbia possa aver richiesto perfino più tempo. Ecco per quale ragione i nuovi iPod touch e nano, l’ultimo modello di iPhone e perfino in venturo iPad mini hanno tutti beneficiato del tocco di Jobs, compreso il MapGate e l’abbandono anzitempo di Google.

Qualcosa tuttavia non torna, almeno apparentemente. È infatti risaputo che Jobs considerasse i mini-tablet à la Kindle Fire totalmente inutilizzabili, ma forse si riferiva solo a quelli della concorrenza. D’altro canto Jobs non si è mai fatto problemi a cambiare idea, se qualcuno lo convinceva con argomenti migliori dei suoi:

È noto che Jobs denigrasse i tablet da 7 pollici, affermando che erano utilizzabili solo da mutanti deformi. Ma si trattava di una strategia retorica messa in atto col preciso scopo di nascondere ciò su cui stava lavorando al momento. Jobs diceva anche che nessuno voleva leggere libri su uno schermo LCD, prima di rilasciare iBooks; aveva anche detto che nessuno vuole guardare un video su un dispositivo mobile, e poi ha rilasciato iPod video.

Se davvero vogliamo capire la Apple senza Jobs, allora è al 2014 che dobbiamo guardare con attenzione, perché solo allora comprenderemo se è ancora in grado di scombussolare gli equilibri esistenti e rivoluzionare i mercati. L’ecosistema iOS è solido, la community vivacissima, e questo faciliterà non poco il compito a Cook e ai suoi; ma un tale stato di cose, sotto al peso dei competitor, non potrà certo perpetrarsi ad libitum senza una nuova iniezione di novità. Ecco dunque la vera sfida per la mela:

Apple è stata capace di avanzare l’anno scorso attraverso un mix tra le idee di Steve Jobs e il team che ha creato. Tim Cook, Jony Ive, Phil Schiller e Scott Forstall hanno tutti lavorato con lui, e da lui hanno imparato nel corso degli anni. Ma le idee di Jobs e del suo team non dureranno per sempre; il candidato scelto da Jobs per il retail, Ron Johnson, ci ha già lasciato. Se davvero vogliamo guardare ad un’era post-Steve Jobs, allora faremmo meglio a puntare gli occhi sull’anno prossimo.

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