Scott Forstall era la "migliore approssimazione di Steve Jobs"

Scott Forstall lascerà presto Apple. E qualcuno già lo rimpiange.
Scott Forstall lascerà presto Apple. E qualcuno già lo rimpiange.

Con il licenziamento di Scott Forstall da Apple (e a proposito, pare che tiri proprio una brutta aria nel settore per i mega-manager; la stessa sorte è toccata pure a Sinofsky di Microsoft), non sappiamo quel che accadrà ma di certo -nel bene o nel male- ci saranno grossi cambiamenti all’orizzonte per iOS e OS X. E c’è già chi ne piange la dipartita: Forstall, infatti, sarebbe l’elemento più simile a Steve Jobs in tutta Apple, secondo qualcuno.

La preoccupazione sull’accaduto è descritta molto bene in un apocalittico post di Michael Lopp, un ex ingegnere Apple, che scrive:

Apple è condannata. Esatto, la società di maggior valore del pianeta scivolerà lentamente nella stagnazione della mediocrità. Sarà rimpiazzata da qualcosa che non prevederanno né ipotizzeranno. […] Il declino di Apple inizierà silenziosamente e dubito che chiunque sarà in grado di predirne l’avvento. Saranno gli storici, tra qualche decennio, a trovare l’elemento scatenante che apparirà evidente solo dopo una ragionevole quantità di anni.

Il suo carattere difficile, dunque, non costituiva un handicap; anzi, era il valore aggiunto del genio di Forstall:

Sono rimasto scioccato dal suo allontanamento perché sebbene non fosse certamente Steve Jobs, era la migliore approssimazione di Steve Jobs che abbia mai lasciato Apple. Si arrivava ad aspettarsi una certa quantità di cambiamenti repentini attorno a lui perché così si facevano le cose ad Apple: col perenne conflitto interno. L’innovazione non nasce da un comitato; l’innovazione è una lotta. È caos, gente che muore, ma quando la battaglia è finita, qualcosa di incredibilmente significativo viene raggiunto.

Praticamente una tragedia, a dire di Lopp, ed è molto probabile che il colpo non passerà inosservato. Ma potrebbe portare anche aspetti molto positivi, come per esempio l’abbandono dello scheumorfismo di cui parlavamo tempo addietro. E poi Bob Mansfield ha rinunciato alla pensione, quindi c’è tempo per formare nuovi manager.

Il problema, però, è proprio l’armonia apportata da Tim Cook. Troppa morbidezza, infatti, rischia di uccidere il futuro:

La parola che mi ha preoccupato di più leggendo il comunicato stampa stava nella prima frase era “collaborazione.” Ora chiudete gli occhi e immaginate una riunione con Steve Jobs. Immaginate come si procede e come vengono prese le decisione. La parola “collaborazione” c’entra qualcosa? Secondo me no.

Sarà, però i prodotti Apple non esistono solo in virtù di Forstall. Ci sono molte altre personalità altrettanto fondamentali, come il succitato Mansfield ma anche Federighi, Ive e Cue. E poi, che diamine, possibile mai che non esistano giovani altrettanto dirompenti e pieni di capacità che possano dare una virata inaspettata alla mela? Poco prima di morire, lo storico iCEO aveva ammonito Tim Cook con una frase che è difficile dimenticare: “non domandatevi mai cosa avrei fatto io; fate ciò che è giusto.” E la cacciata di Forstall sembra ispirarsi in pieno, e con coraggio, a questa massima.

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