Le app con pubblicità consumano più batteria

Un recente studio condotto dalla Purdue University dimostra che gran parte dell'energia assorbita dalle app gratuite -fino al 75- viene consumata dai servizi pubblicitari. Numeri che fanno riflettere.
Un recente studio condotto dalla Purdue University dimostra che gran parte dell'energia assorbita dalle app gratuite -fino al 75- viene consumata dai servizi pubblicitari. Numeri che fanno riflettere.


Uno studio della Purdue University [link al PDF] in collaborazione con Microsoft ha svelato che fino al 75% dell’energia assorbita dalle versioni gratuite delle app Android viene consumata esclusivamente per i servizi legati alla pubblicità. Ma le conclusioni possono tranquillamente estendersi anche al regno di iOS.

La ricerca parte da presupposti molto interessanti, e sembra dimostrare la convenienza dell’acquisto delle app, soprattutto nel caso di un uso massiccio:

Abhinav Pathak, un ricercatore informatico presso la Purdue University dell’Indiana, e i suoi colleghi hanno fatto la scoperta dopo aver sviluppato un software per analizzare l’uso dell’energia da parte delle app. Quando hanno volto la propria attenzione verso titoli popolari come Angry Birds, Free Chess ed il NYTimes, hanno scoperto che solo il 10-30% dell’energia veniva speso per far funzionare l’app.
Per esempio, in Angry Birds solo il 20% viene usato per visualizzare e far girare il gioco, mentre il 45% viene speso per rilevare e trasmettere la posizione dell’utente col GPS, e poi per scaricare gli spot mirati attraverso la connessione 3G.

Il che in pratica significa che, preferendo la versione free all’omologa a pagamento, il prezzo dell’app lo scontiamo in termini di autonomia del dispositivo. E questa è una verità che probabilmente riguarda anche il resto di noi, sebbene non possiamo averne ancora una certezza matematica: gli esperimenti sono in effetti stati condotti solo su Android e presto su Windows Phone.

Le deduzioni del team di Pathak, ad ogni modo, confermano che gran parte dello spreco deriva dai bug nelle app (per esempio in Facebook o nel client mail nativo di Android) ma soprattutto dalla scarsa ottimizzazione raggiunta dagli sviluppatori e dagli studi pubblicitari. La morale, insomma, è chiara: se un’app ha un costo ragionevole e viene avviata più volte al giorno, forse conviene comprarla, tutto sommato.

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