Modalità incognito di Chrome a rischio privacy su Mac

Se usate Chrome su Mac per il private browsing, occhio a un bug che potrebbe mostrare comunque i contenuti visualizzati ad altri.
Se usate Chrome su Mac per il private browsing, occhio a un bug che potrebbe mostrare comunque i contenuti visualizzati ad altri.

[related layout=”right” permalink=”https://www.melablog.it/post/187132/apple-alla-casa-bianca-per-fronteggiare-il-terrorismo”][/related]Se per le vostre sessioni di browsing privato fate affidamento sulla modalità incognito di Chrome, un bug potrebbe mettere a repentaglio la vostra privacy. La scoperta arriva da Evan Andersen, studente dell’Università di Toronto che dopo aver avviato Diablo III si è ritrovato davanti a del materiale per adulti che aveva visualizzato ore prima sullo stesso Mac.

Lo stesso Anderson è arrivato alle prime conclusioni, attribuendo il problema a una cattiva gestione della memoria della GPU, non cancellata dal sistema operativo OS X prima di essere attribuita ad altre applicazioni. Quando la finestra incognito di Chrome è stata chiusa, in pratica i contenuti sono rimasti nella memoria di sistema, permettendo l’accesso a essi da parte di altre applicazioni. Da qui la visualizzazione apparentemente inspiegabile dopo aver lanciato Diablo III, che a sua volta non cancella la memoria prima di usarla (mentre dovrebbe farlo).

Visto il tipo di problema, in un primo momento si è pensato ai driver NVIDIA come causa, ma la società produttrice di chip grafici ha respinto le accuse:

“Il problema è legato alla gestione della memoria nell’OS di Apple, non ai driver NVIDIA. I driver NVIDIA aderiscono alle regole stabilite dal sistema operativo e il nostro driver funziona come ci aspettiamo. Non abbiamo visto questo problema in windows, dove tutti i dati delle applicazioni sono cancellati prima che la memoria sia assegnata ad altre applicazioni.”

L’aggiunta su Reddit di altre segnalazioni legate a schede grafiche AMD sembrerebbe lasciare pochi dubbi sulla responsabilità di Apple sul bug, che in realtà Andersen ha deciso solo ora di rendere pubblico dopo averlo scoperto due anni fa.

Via | Venturebeat.com

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