EarPods, Apple sotto assedio per violazione di trademark

Una società del Nevada ha fatto causa ad Apple per violazione della proprietà intellettuale. Se il giudice dovesse darle ragione, Cupertino sarebbe costretta a distruggere tutti i suoi auricolari in commercio e a cambiargli pure il nome.
Una società del Nevada ha fatto causa ad Apple per violazione della proprietà intellettuale. Se il giudice dovesse darle ragione, Cupertino sarebbe costretta a distruggere tutti i suoi auricolari in commercio e a cambiargli pure il nome.

La scorsa settimana, la Randolph Divisions ha fatto causa ad Apple nella Corte Distrettuale delle Hawaii presso Honolulu poiché il brand “EarPods” utilizzato per i suoi auricolari avrebbe un suono troppo simile agli apparecchi acustici HearPods prodotti dalla società.

Randolph controlla infatti la HearPod Corporation e ha già ottenuto la paternità del marchio “HearPods” nel lontano 2007, a due anni di distanza dalla richiesta formale avanzata all’Ufficio Brevetti.

Le informazioni sulla causa disponibili su Justia preannunciano l’arrivo di una potenziale tempesta:

La causa di Randolph Divisions intende ottenere un’ingiunzione permanente basata sulla “violazione del trademark, sulla competizione sleale e sulla diluizione della brand-awareness.” Per questa ragione richiede l’intervento di un giudice, col preciso intento di distruggere tutti i prodotti Apple associati al marchio EarPod.

Le EarPod sono state introdotte a settembre dell’anno scorso, assieme ai più recenti modelli di iPhone e iPod, ma sfortunatamente la registrazione dei marchi “EarPods” e “Apple EarPods” è andata in porto solo quest’anno. Una lentezza di reazione che potrebbe costare cara: ad oggi, infatti, i domini Earpod.com e earpods.com reindirizzano l’utente verso MyHearPod.com, che è proprietà della Randolph.

Onestamente, facciamo fatica anche solo a immaginare di poter confondere un paio di auricolari con un apparecchio acustico, e poi non è vero che in inglese ci sia tanta somiglianza tra Ear e Hear; fanno solo rima, ma sono due parole nettamente diverse ad un orecchio anglofono. E anche “Pod” è molto generico, probabilmente al pari di “Pad,” il termine che di recente è costato ad Apple una sonora bocciatura all’USPTO. Sarà interessante quindi seguire la piega che prenderà il dibattimento.

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