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Gli editori vedono nell’
, e nel modello di business dell’
, un mezzo per cominciare a vendere le copie digitali di libri, riviste e giornali, così come vendono le copie cartacee nelle librerie e nelle edicole.
Molti lettori sono disposti a pagare per un’informazione di qualità, ma il nocciolo della questione è: quanto sono disposti a pagare ?
ed il
hanno lanciato le applicazioni per iPad delle rispettive testate, permettendo inizialmente la consultazione gratuita del quotidiano, ma non hanno ancora specificato quanto costerà leggere il giornale dall’iPad una volta terminato il periodo di prova. Perché, diciamocelo, il successo o il fallimento di tutta l’operazione sta sopratutto nel prezzo che gli editori faranno pagare ai lettori per ogni copia del quotidiano.
Lo sa bene il
, che nonostante siano stati venduti oltre un milione di iPad negli Stati Uniti, è riuscita a piazzare solo poche migliaia di abbonamenti per il surrogato digitale della testata originale.
Lo sa bene
, editore di varie riviste, come Wired, GQ e Vanity Fair, che ha manifestato fin da subito l’intenzione di approdare sull’iPad, incontrando tra l’altro
, ma riuscendo a vendere solo 365 copie del numero di Dicembre 2009 di
al prezzo di 2,99 $ contro i 4,99 $ della rivista cartacea.
Certo, l’editore può anche vantarsi di aver fatturato più di mille Dollari riciclando una vecchia rivista senza aver sostenuto ulteriori costi di stampa e spedizione, ma forse, proprio per questo motivo, il prezzo della rivista digitale poteva e doveva essere più basso.
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