Una rete di iPhone come sismometri: lo smartphone lancia l'allarme terremoto

Sebbene non sia possibile prevedere i terremoti con largo anticipo, è tecnicamente possibile lanciare l'allarme almeno qualche secondo prima che si verifichino scosse sismiche. E l'iPhone, grazie ai suoi sensori, può contribuire a salvare molte vite.
Sebbene non sia possibile prevedere i terremoti con largo anticipo, è tecnicamente possibile lanciare l'allarme almeno qualche secondo prima che si verifichino scosse sismiche. E l'iPhone, grazie ai suoi sensori, può contribuire a salvare molte vite.

Sebbene non sia possibile prevedere i terremoti con largo anticipo, è tecnicamente possibile lanciare l’allarme almeno qualche attimo prima che si verifichino scosse sismiche. E l’iPhone, grazie ai suoi sensori, può contribuire a salvare molte vite.

[related layout=”big” permalink=”https://www.melablog.it/post/141780/terremoto-in-cina-apple-dona-12-milioni-di-euro”]Il rapporto tra Apple e la Cina è fatto di alti e bassi, ma sicuramente nella nazione asiatica ci sarà chi apprezzerà il gesto dell’azienda americana. In seguito al terremoto di magnitudo 6,5 che ha fatto oltre 600 morti nella Cina Sud Occidentale, Apple ha infatti deciso di contribuire economicamente alle operazioni di soccorso nella zona.[/related]

L’idea è di utilizzare i sensori di milioni di smartphone sparsi per il mondo per costituire una rete di piccoli sismografi operanti in parallelo grazie ad un’app. Si chiama MyShake, è stata sviluppata dall’Università di Berkley e al momento esiste solo in versione per Android, ma presto arriverà anche la build per iOS. L’app si limita ad analizzare i dati provenienti dai sensori del telefono, e li invia ai server dell’Università corredati di geotag.

L’analisi di queste informazioni consente di percepire terremoti dalla magnitudo 5 in su, ad un raggio di massimo 10 km dallo smartphone, con un’affidabilità del 93%.

Il sistema è stato congegnato prevalentemente per i paesi più poveri che non possono dotarsi di infrastrutture adeguate per lo studio centralizzato dei sismi. I ricercatori stimano che per un terremoto di grado 7.8 come quello in Nepal dello scorso aprile, verrebbe lanciato un allarme circa venti di secondi prima delle scosse; tempo sufficiente in molti casi per cercare un riparo sicuro.

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