Intervista a Tim Cook, 5 rivelazioni su Jobs, Apple Watch e Microsoft

In una intervista, Tim Cook si è sbottonato su Steve Jobs, Apple Watch e sulle dinamiche interne della società. Ecco cosa è emerso.
In una intervista, Tim Cook si è sbottonato su Steve Jobs, Apple Watch e sulle dinamiche interne della società. Ecco cosa è emerso.


In una recente intervista a Fast Company, Tim Cook si è lasciato andare su argomenti a lui molto cari: Steve Jobs, Apple Watch ma anche le modalità con cui si lavora a Cupertino, completamente antitetiche allo stile Microsoft.

L’errore dei concorrenti di Apple

La questione non è fare grossi numeri; il problema vero è creare un prodotto valido. Passano gli iCEO, ma il mantra è sempre lo stesso. “Le modalità di input che vanno bene per un telefono, un tablet o un Mac, non funzionano per schermi tanto piccoli,” ha affermato. “La maggior parte delle società che producono smartwatch non hanno riflettuto a sufficienza su questo, per cui continuano a utilizzare il pizzico e gli altri gesti che abbiamo creato per l’iPhone.”

L’utilità di Apple Watch non è evidente

“La gente non capiva di dover possedere un iPod, e di sicuro non si rendeva conto di dover avere un iPhone,” spiega Cook. “E con l’iPad i giudizi erano perfino peggiori. I critici si chiedevano a cosa servisse e onestamente non credo che nessuna delle nostre rivoluzioni sia stata riconosciuta come tale al momento del rilascio. È solo a posteriori che le persone si rendono conto del loro valore. Magari andrà così anche stavolta.” Insomma, per apprezzare quel che Apple Watch può fare per noi occorre prima averne uno; come dire: per riuscire ad amarlo, bisogna prima sforzarsi di amarlo. Vedremo, Cook, vedremo.

Steve Jobs non era un folle

In risposta a Becoming Steve Jobs, la biografia che sta facendo discutere, Cook spiega che lo storico iCEO è stato il “miglior maestro che abbia mai avuto.”

“Su Jobs si sentono storie di lui che cammina nei corridoi e che dà di matto quando vede qualcosa che non gli va a genio, e questo di sicuro accadeva. Ma estendere questa storia fino a pensare che facesse tutto ad Apple è riduttivo. Più di ogni altra cosa, è stato in grado di costruire una cultura e selezionare un team grandioso, che poi avrebbe selezionato un altro team grandioso, che poi avrebbe selezionato, e così via. L’anno scorso, Apple valeva 200 miliardi di dollari. Una società tirata su da un micromanager da quattro soldi? Ovviamente no.”

Apple non è Microsoft

“Una delle ragioni per cui Microsoft si è infilata nel suo tunnel è che ha paura di lasciarsi alle spalle il vecchio,” dice Cook. “Apple si è imposta il coraggio di abbandonare il vecchio floppy disk quando era ancora popolare tra gli utenti; invece di diversificare e fare le cose in modo tradizionale così da minimizzare il rischio, abbiamo eliminato il drive ottico, nonostante alcuni lo amassero ancora. Abbiamo cambiato il nostro connettore, sebbene molte persone amassero quello a 30 pin. Alcuni di questi cambiamenti non sono stati popolari per molto tempo.”

“La magia di Apple,” ha concluso, ” da un punto vista del prodotto, “sta nell’intersezione tra hardware, software e servizi. È quell’intersezione. Senza collaborazione, ti rimane solo un prodotto Windows.”

L’ufficio di Steve Jobs è ancora lì

Nessuno, a Cupertino, ha avuto cuore di smantellare l’ufficio di Steve Jobs, che è ancora lì intonso, con i libri, gli appunti e il computer. “L’altro giorno ero lì con Laurene,” ha spiegato Cook riferendosi a Laurene Powell, moglie di Jobs; “ero lì perché sulla lavagna c’erano ancora i disegni dei figli. […] Non ci vado molto spesso.”

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