OS X Yosemite: Spotlight mette a rischio la privacy degli utenti?

Il nuovo Spotlight di OS X Yosemite è molto più smart, ed è in grado di reperire informazioni contemporaneamente sul Mac e sul Web. Ci domandiamo: esiste un rischio privacy? Ecco cosa dovete sapere.
Il nuovo Spotlight di OS X Yosemite è molto più smart, ed è in grado di reperire informazioni contemporaneamente sul Mac e sul Web. Ci domandiamo: esiste un rischio privacy? Ecco cosa dovete sapere.


OS X Yosemite introduce diverse novità, alcune delle quali hanno incontrato il favore degli utenti mentre altre piacciono decisamente meno; e tra le feature più polarizzanti c’è sicuramente la nuova versione di Spotlight. Sulla carta, il sistema di ricerca integrato del Mac è molto più efficiente, poiché è in grado di espandere il proprio campo d’azione contemporaneamente in locale sul Mac e su Internet; ma questo significa anche che ogni vostra ricerca viene trasmessa online, rappresentando così un potenziale problema per la privacy personale.

Cosa viene trasmesso effettivamente

Ogni volta che lanciate una query su Yosemite, Spotlight butta un occhio anche su Bing, su Wikipedia, sul Mac App Store, sulle Mappe e così via; le vostre chiavi di ricerca, dunque, lasciano il Mac per approdare sui server Apple. I contenuti restano privati ma vengono inviati altri dati che non avreste sospettato. Lo spiega Cupertino stessa in una pagina di supporto tecnico:

Quando utilizzi Spotlight, le ricerche, i suggerimenti selezionati e i dati relativi all’uso verranno inviati ad Apple. I risultati trovati sul Mac non verranno inviati. Se avete abilitato i servizi di localizzazione su Mac, sarà inviata ad Apple anche la localizzazione geografica del vostro Mac. Le ricerche per le parole comuni e le frasi sarà rigirato al motore di ricerca di Microsoft Bing.

Dal canto suo, Apple afferma di essere “assolutamente impegnata nella protezione della privacy degli utenti,” aggiungendo che per Spotlight hanno “ridotto all’osso la quantità di informazioni inviate ad Apple.” La mela non trattiene indirizzi IP, e la posizione geografica trasmessa non è precisa (si ma quanto?); insomma Apple afferma che non c’è modo di profilare abitudini e costumi dell’utente, e che ogni richiesta genera un ID anonimo di sessione che scade dopo 15 minuti.

Le possibili soluzioni

Per fortuna, non siete obbligate a tenervi il sistema operativo così com’è, e potete limitare con facilità la quantità di informazioni che fuoriesce dal vostro Mac. Tanto più che, per una ricerca sul Web, Google resta ancora lo strumento più potente e versatile. Per disabilitare le funzioni che mettono potenzialmente a rischio la vostra privacy, è sufficiente effettuare le seguenti modifiche:

  • Aprite Preferenze di Sistema, quindi fate clic su Spotlight
  • In Risultati della ricerca togliete la spunta a Ricerche sul web Bing
  • Togliere la spunta anche a Suggerimenti Spotlight
  • Aprire le Preferenze di Safari, e eliminare la spunta su Suggerimenti Spotlight

Ora sapete cosa fare se la situazione non vi piace. Per i più pigri, esiste anche un piccolo script che applica queste modifiche in modo automatico. Si scarica da questa pagina di fix macosx. Basta scaricarlo, effettuare un doppio clic, e il gioco è fatto.

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