Elon Musk accusa Apple di favoritismi verso OpenAI: pronta una causa antitrust

Elon Musk attacca Apple per presunti favoritismi verso OpenAI su App Store. xAI minaccia una causa antitrust per la visibilità di Grok contro ChatGPT.
Elon Musk attacca Apple per presunti favoritismi verso OpenAI su App Store. xAI minaccia una causa antitrust per la visibilità di Grok contro ChatGPT.
Elon Musk accusa Apple di favoritismi verso OpenAI: pronta una causa antitrust

Nel panorama tecnologico globale, il confronto tra Elon Musk e Apple sul terreno dell’intelligenza artificiale si sta trasformando in una vera e propria battaglia a colpi di dichiarazioni e sospetti di antitrust. In questi giorni, la tensione è salita alle stelle dopo che il visionario fondatore di Tesla e SpaceX ha puntato il dito contro la Mela di Cupertino, accusandola di favorire in modo palese OpenAI nell’ecosistema dell’App Store, penalizzando così le alternative emergenti come Grok, l’assistente AI sviluppato dalla sua startup xAI.

Tutto è iniziato con un post al vetriolo pubblicato da Elon Musk sulla piattaforma X, in cui ha denunciato quella che definisce una “inequivocabile violazione antitrust” da parte di Apple. Secondo l’imprenditore, le regole di visibilità e le logiche che governano le classifiche dell’App Store renderebbero quasi impossibile per qualunque concorrente di ChatGPT aspirare al vertice, a prescindere dalla qualità o dall’innovazione della propria offerta.

A gettare benzina sul fuoco è stato il recente debutto di Grok 4, la nuova versione dell’assistente intelligente targato xAI. Nonostante l’introduzione di funzionalità all’avanguardia come la generazione di immagini e video, Grok si è dovuto accontentare della quinta posizione tra le app più scaricate e della seconda piazza nella categoria Produttività, mentre ChatGPT di OpenAI continua a dominare indisturbato. Un risultato che, secondo Musk, non riflette il reale interesse del pubblico né il valore tecnologico dell’applicazione, ma piuttosto una gestione discutibile delle logiche di ranking da parte di Apple.

Il sospetto che aleggia, e che Elon Musk non esita a esplicitare, è che la recente partnership tra Apple e OpenAI abbia finito per alterare gli equilibri competitivi. L’integrazione di ChatGPT nelle nuove funzionalità di Apple Intelligence e nell’assistente vocale Siri rappresenta, agli occhi di Musk, un esempio lampante di come le big tech possano sfruttare la loro posizione dominante per favorire alleanze strategiche, a discapito della concorrenza e della libertà di scelta degli utenti.

L’esclusione di Grok dai Must Have dell’App Store

A rendere ancora più accesa la polemica è stata l’esclusione sia di X che di Grok dalla sezione “Must Have” dell’App Store, nonostante i numeri da capogiro fatti registrare da entrambe le applicazioni sul mercato statunitense. Un’assenza che, secondo Musk, non trova alcuna giustificazione oggettiva e che lascia intravedere una strategia deliberata per marginalizzare le soluzioni alternative a ChatGPT.

Non va dimenticato che la rivalità tra Elon Musk e OpenAI affonda le radici in una storia complessa: Musk, infatti, aveva partecipato alla fondazione di OpenAI prima di prenderne le distanze e, più recentemente, di intentare una causa legale contro la società per il suo passaggio da modello open source a modello commerciale. In questo scenario, la battaglia sull’App Store appare come il naturale proseguimento di una faida personale e imprenditoriale che rischia di ridefinire gli equilibri del settore AI.

L’attesa per una risposta ufficiale da parte di Apple si fa sempre più pressante, mentre la vicenda solleva interrogativi cruciali: quanto potere hanno le grandi piattaforme digitali nel determinare il successo o il fallimento di un’applicazione? Le logiche di ranking e le politiche di visibilità dell’App Store sono davvero trasparenti e imparziali, o finiscono per favorire chi stringe le giuste alleanze?

In questo clima di crescente diffidenza, la questione va ben oltre la singola disputa tra Elon Musk e Apple. Sullo sfondo, infatti, si profila una riflessione più ampia sulla necessità di garantire una reale concorrenza nel mercato dell’intelligenza artificiale e di tutelare l’innovazione, evitando che pochi colossi possano decidere, con una semplice modifica alle regole dell’App Store, chi può accedere alle vetrine digitali più ambite e chi, invece, è destinato a restare nell’ombra.

La battaglia è appena iniziata, ma il suo esito potrebbe segnare un punto di svolta non solo per Grok e xAI, ma per l’intero ecosistema dell’AI, ridefinendo i rapporti di forza tra le big tech e aprendo nuovi scenari – sia dal punto di vista tecnologico che regolamentare – per il futuro dell’intelligenza artificiale.

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