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Apple ha risposto alle accuse di Elon Musk nel rapporto tra l’App Store e le app di intelligenza artificiale. Il patron di Tesla e SpaceX, nonché fondatore di X, ha accusato il colosso di Cupertino di orchestrare un sistema di favoritismi all’interno dell’App Store, favorendo apertamente ChatGPT e, di riflesso, OpenAI, a discapito di concorrenti emergenti come la sua piattaforma Grok e la promettente DeepSeek. Un’accusa pesante, che va a inserirsi nel più ampio dibattito sulla trasparenza e sull’equità delle piattaforme digitali, in un momento storico in cui la regolamentazione antitrust si fa sempre più stringente.
Elon Musk non le manda certo a dire: secondo il visionario imprenditore, l’App Store sarebbe progettato per rendere di fatto impossibile a qualsiasi società di intelligenza artificiale diversa da OpenAI di raggiungere la vetta delle classifiche, violando così apertamente le normative antitrust. Parole forti, che hanno immediatamente acceso la miccia della polemica e trovato ampio spazio nei media internazionali, alimentando un clima di sospetto attorno alle pratiche di Apple.
La replica di Apple non si è fatta attendere. Tramite una nota affidata a Bloomberg, la casa di Cupertino ha respinto ogni accusa, sottolineando come l’App Store sia stato concepito per essere “equo e privo di pregiudizi”, un ecosistema in cui le applicazioni vengono valorizzate sulla base di criteri oggettivi e trasparenti. Le classifiche, le raccomandazioni algoritmiche e le selezioni curate da esperti, sostiene Apple, garantiscono una vetrina meritocratica a migliaia di app, senza favoritismi di sorta.
La posizione di Apple
A sostegno della propria posizione, Apple cita dati recenti che sembrano smontare le tesi di Musk: l’app DeepSeek, per esempio, è riuscita a raggiungere la vetta delle classifiche dell’App Store all’inizio dell’anno, dimostrando che non esiste un dominio incontrastato di ChatGPT o di OpenAI. Attualmente, ChatGPT occupa la prima posizione tra le app gratuite, mentre Grok si trova al quinto posto e X, la piattaforma di Musk, al trentaduesimo. Un quadro, questo, che suggerisce una competizione aperta e dinamica, piuttosto che un sistema chiuso e viziato.
Eppure, le critiche di Musk non si limitano alle classifiche: il fondatore di X punta il dito anche contro la sezione “Must Have” dell’App Store, accusando Apple di escludere deliberatamente le sue app X e Grok dalla selezione, mentre ChatGPT viene costantemente promossa. Un’accusa che suona come un déjà-vu per chi segue le dinamiche interne all’industria tech, spesso attraversata da tensioni e sospetti di pratiche anticoncorrenziali.
A complicare ulteriormente il quadro, va ricordato che Grok è stata recentemente aggiornata con contenuti per adulti, inclusi deepfake di celebrità, suscitando non poche polemiche per le sue risposte controverse e per un tono spesso provocatorio, in perfetto stile Musk. Una strategia che, se da un lato alimenta la visibilità, dall’altro rischia di rendere la piattaforma bersaglio di ulteriori critiche e controlli.
Nel dibattito si è inserito anche Sam Altman, CEO di OpenAI, che ha colto l’occasione per ricordare come lo stesso Musk abbia, in passato, manipolato gli algoritmi di X per favorire i propri interessi e quelli delle sue aziende. Un botta e risposta che mette in luce quanto sia difficile tracciare una linea netta tra legittima promozione e abuso di posizione dominante, soprattutto in un settore in rapidissima evoluzione come quello delle intelligenza artificiale.
Questa querelle si inserisce in un contesto già particolarmente teso per Apple, attualmente sotto processo per una causa antitrust intentata dal Dipartimento di Giustizia statunitense e ancora impegnata nell’appello contro la sentenza sfavorevole nella causa con Epic Games. Un susseguirsi di controversie che riporta al centro dell’attenzione la necessità di una maggiore trasparenza e di criteri di equità sempre più stringenti nella gestione delle piattaforme digitali.
La posta in gioco è altissima: con le applicazioni di intelligenza artificiale destinate a diventare sempre più centrali nell’ecosistema tecnologico globale, la capacità di garantire condizioni di accesso paritarie e trasparenti rappresenta una sfida cruciale per tutti gli attori in campo. Il duello tra Apple, Elon Musk, OpenAI e i nuovi player come DeepSeek non si consumerà solo nelle aule di tribunale, ma continuerà a infiammare il dibattito pubblico e a influenzare il futuro della tecnologia.