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In Europa, il Digital Markets Act è diventato il terreno di scontro tra regolatori e giganti della tecnologia. In questo scenario, Apple si trova al centro di una tempesta normativa che rischia di cambiare profondamente il volto dell’innovazione e della privacy per milioni di utenti. Cupertino, infatti, non usa mezzi termini: secondo l’azienda, il DMA sta rallentando il ritmo delle sue innovazioni, introducendo nuove criticità in termini di sicurezza e, soprattutto, mettendo a repentaglio la differenziazione che da sempre caratterizza i suoi prodotti.
Ad oltre dodici mesi dall’entrata in vigore del DMA, che ha inserito Apple tra i cosiddetti “gatekeeper” del digitale, il colosso americano denuncia un impatto concreto e tutt’altro che trascurabile: il rilascio di funzionalità chiave, come la traduzione in tempo reale con gli AirPods o la nuova funzione “Duplica iPhone” su Mac, subisce ritardi sensibili per rispondere alle richieste di compatibilità con dispositivi di terze parti. Una situazione che, secondo Cupertino, va ben oltre la semplice burocrazia: estendere servizi pensati per un ecosistema chiuso a piattaforme esterne comporta una serie di sfide ingegneristiche che rischiano di intaccare la proverbiale attenzione di Apple alla privacy e alla sicurezza dei suoi utenti.
Ma il cuore della questione va oltre i ritardi tecnici. L’apertura forzata imposta dal Digital Markets Act ha introdotto, secondo Apple, nuovi punti di vulnerabilità: il sideloading, ovvero la possibilità di installare applicazioni da fonti esterne rispetto all’App Store, insieme all’obbligo di supportare marketplace alternativi e sistemi di pagamento esterni, ha spalancato la porta a rischi prima contenuti. Cupertino sottolinea come questa nuova architettura favorisca la diffusione di app potenzialmente dannose, esponga gli utenti a sistemi di pagamento meno protetti e crei una frammentazione dell’esperienza che, a detta dell’azienda, rende più difficile per l’utente orientarsi in modo sicuro e affidabile.
Il caso degli AirPods
Uno degli esempi più emblematici riguarda proprio gli AirPods: la funzione di traduzione simultanea, che sfrutta sofisticati algoritmi di intelligenza artificiale per processare conversazioni multilingue, si scontra con le difficoltà di mantenere la stessa garanzia di privacy su hardware non controllato direttamente da Apple. Il rischio, avverte l’azienda, è che l’adattamento di queste tecnologie a piattaforme esterne possa aprire varchi nella protezione dei dati personali, mettendo a repentaglio la fiducia costruita negli anni con i propri utenti.
La questione si fa ancora più spinosa quando si entra nel merito dell’accesso ai dati core del sistema operativo. Alcune richieste di sviluppatori terzi, sostiene Apple, puntano ad accedere a informazioni come il contenuto delle notifiche o la cronologia delle reti Wi-Fi, dati estremamente sensibili che potrebbero trasformarsi in potenziali minacce alla privacy degli utenti europei. Nonostante le rimostranze dell’azienda, la Commissione Europea sembra intenzionata a tirare dritto, privilegiando la necessità di mercati digitali più aperti e competitivi rispetto alle preoccupazioni sollevate dal colosso californiano.
Questa dialettica tra apertura e protezione non è solo una questione di principio: secondo Apple, il DMA rischia di appiattire l’offerta tecnologica, costringendo i produttori a uniformare le proprie soluzioni e penalizzando l’esperienza utente, da sempre fiore all’occhiello dei prodotti di Cupertino. Dall’altra parte, i sostenitori del Digital Markets Act ribadiscono che solo un ecosistema digitale realmente aperto può stimolare l’innovazione e garantire ai consumatori la libertà di scelta che meritano.
In questo scenario complesso, gli esperti di sicurezza suggeriscono che i rischi introdotti dal sideloading e dai marketplace alternativi potrebbero essere mitigati attraverso certificazioni rigorose per le app, responsabilità diretta dei nuovi store digitali e regole più stringenti sui sistemi di pagamento. La Commissione Europea, dal canto suo, sottolinea che l’implementazione del DMA è un processo dinamico, che richiede un dialogo costante con le piattaforme per trovare il giusto equilibrio tra innovazione, concorrenza e tutela degli utenti.
Per i cittadini europei, il risultato di questa partita è un periodo di transizione non privo di incognite: se da un lato si prospettano ritardi nell’arrivo delle ultime novità targate Apple, dall’altro emergono nuove sfide in termini di sicurezza digitale e di gestione della privacy. La battaglia tra regolatori e giganti del tech, insomma, è solo all’inizio, e il futuro dell’ecosistema digitale europeo si giocherà proprio sulla capacità di bilanciare apertura e protezione, innovazione e fiducia.