MacBook Pro: evolvere o innovare?


Dopo la fine della transizione alla tecnologia Intel, quasi tutta la gamma Apple è ormai giunta ad un ulteriore step di sviluppo. Manca solo un prodotto per completare il rinnovo, tecnologico e stilistico, dell’hardware con la mela sopra: il MacBook Pro.

Già in passato abbiamo parlato dell’età ormai importante del design del portatile professionale di Apple: il 16 settembre 2003 Apple introdusse il successore del fortunato Titanium. Da allora, nonostante il trapianto di processore, il cambio di nome e alcuni piccolo tweak stilistici e funzionali (iSight, MagSafe, ecc.) non è cambiato molto a livello estetico.
Certo, molti obietteranno che la creatura di Jonathan Ive, nonostante i quasi 4 anni di età, è ancora il punto di riferimento della sua categoria, tuttavia Apple ci ha abituato a compiere salti in avanti ben prima della fisiologica obsolescenza stilistica dei suoi prodotti.

Il punto chiave è, a questo punto, un altro: come dovrebbe cambiare il MacBook Pro?

Forse potrebbero bastare piccoli ritocchi, magari allineandone il design a quello del fratello minore MacBook: a Cupertino sembra credano molto nella tastiera con i tasti piatti e distanziati e agli schermi glossy, seppur molti utenti continuino ad avere delle riserve in merito. La chiusura a calamita potrebbe poi prendere il posto dei ganci, ormai old-fashioned.
Piccoli ritocchi, che andrebbero a fare del MacBook Pro un prodotto, sicuramente, migliore e ancora più distante dai suoi concorrenti.

Ma sarebbe pur sempre una evoluzione, non una vera e propria innovazione.
Apple, che ha inventato l’iMac G3, da quanto non innova davvero nel design (iPod e iPhone a parte)? iMac G4 e Mac mini sono, probabilmente, stati gli ultimi veri exploit di Cupertino.

Che sia giunta l’ora di tirare fuori, nuovamente, un coniglio dal cappello?

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