Google, stoccata ad Apple: "La privacy non può essere bene di lusso"

Google bacchetta Apple: "la privacy non dovrebbe essere un lusso dedicato solo a chi si può permettere di acquistare dispositivi e servizi premium." La risposta di Cupertino non si è fatta attendere.
Google bacchetta Apple: "la privacy non dovrebbe essere un lusso dedicato solo a chi si può permettere di acquistare dispositivi e servizi premium." La risposta di Cupertino non si è fatta attendere.

In una intervista al New York Times, il CEO di Google Sundar Pichai si scaglia indirettamente contro la mela: “la privacy” ha dichiarato senza troppi giri di parole, “non dovrebbe essere un lusso dedicato solo a chi si può permettere di acquistare dispositivi e servizi premium. La privacy dovrebbe essere disponibile in tutto il mondo.” Un commento che non è piaciuto al management di Cupertino, che ne ha fatto una questione non di comunicazione o marketing, ma addirittura di cultura aziendale.

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La filosofia di Mountain View è nettamente diversa da quella Apple: la speranza, spiega Pichai, è di raggiungere il più alto numero di persone possibile, ed ecco perché l’esperienza utente dei dispositivi (molto) low cost riceve la medesima cura di quelli di punta. “Per questa ragione” ha spiegato “la Ricerca funziona esattamente allo stesso modo per il professore ad Harvard o uno studente nell’Indonesia rurale. E lo stesso approccio lo dedichiamo alla privacy.” Il che è molto vero, ma per la mela non è così che stanno le cose.

Il serafico Craig Federighi cade dalle nuvole e dice “non me la bevo questa della privacy come bene di lusso.” E giù con l’affondo:

“D’altro canto, sono gratificato che altre società nel comparto stiano finalmente facendo un po’ di rumore positivo riguardo la faccenda della privacy. Penso che ci sia un problema più profondo, non risolvibile con un paio di mesi di lavoro e un comunicato stampa. Credo che bisogna guardare fondamentalmente alle culture e ai valori del modello di business, e questi non cambiano dalla notte al giorno. […]
Ovviamente, in ultima istanza desideriamo vendere i prodotti Apple a chiunque sia possibile, e non soltanto come fossero beni di lusso; pensiamo che tutti dovrebbero avere un’ottima esperienza di prodotto. È questo a cui aspiriamo.”

E in effetti, Apple ha fatto della privacy un suo personale cavallo di battaglia, il cemento armato con cui irrobustisce il sistema operativo e asfalta gli avversari nella pubblicità; e i tentativi di trascinarla in tribunale per questioni di privacy/sicurezza sono tutti miseramente falliti.

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Ma c’è di più. Non è vero che per avere prodotti e servizi più tutelanti sul versante della privacy occorra rinunciare alla qualità, chiosa Federighi. “Siamo molto orgogliosi di offrire le migliori esperienza credo dell’industria. […] Certo, questo talvolta richiede uno sforzo in più, ma credo che ne valga la pena.”

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