Caricabatterie universale, l'ultimatum della UE ad Apple

L'Unione Europea punta il dito su Apple e le altre società high-tech che si erano impegnate a creare uno standard unico di ricarica per i propri dispositivi. Salvo poi far finta di niente, e dimenticare il tutto.
L'Unione Europea punta il dito su Apple e le altre società high-tech che si erano impegnate a creare uno standard unico di ricarica per i propri dispositivi. Salvo poi far finta di niente, e dimenticare il tutto.

Aggiornamento del 24 febbraio 2020
Aggiornamento: In seguito al fallimento delle raccomandazioni del 2009 per tentare di portare il mercato autonomamente verso un connettore unico, la UE torna a esprimersi sull’argomento, e lo fa con una votazione che potrebbe avere profonde ripercussioni su Apple e sugli altri produttori mondiali di smartphone. Con un risultato di 582 voti contro 40, la Commissione ha approvato una nuova Direttiva sugli Equipaggiamenti Radio in cui offre “sforzi rinnovati per sviluppare un caricabatterie comune”; una posizione che Apple rigetta con l’obiezione che limiterebbe la praticità per gli utenti e l’innovazione, senza un reale impatto ambientale. Non sappiamo come evolverà la situazione, ma per il momento le opzioni sul piatto prevederebbero l’adozione della USB-C sul dispositivo (con conseguente abbandono di Lightning) e sul caricabatterie.

Nonostante un’esplicita avversione iniziale, nel 2009 Apple si era convinta a firmare la lettera d’intenti che avrebbe portato ad una porta universale di ricarica per tutti i dispositivi mobili presenti sul mercato europeo.

La ragione dietro queste pressioni consisteva nella volontà degli enti regolatori di rendere più pratica la ricarica di smartphone e tablet con un’unico cavo uguale per tutti; ciò avrebbe abbassato i costi per l’utente finale e soprattutto avrebbe dato un sospiro di sollievo al pianeta, riducendo l’impatto ambientale dovuto alla produzione e allo smaltimento dei caricabatterie.

Al tempo, Apple e gli altri si erano accordati per trovare una soluzione condivisa e basata su Micro-USB entro il 2011; senonché, a Cupertino hanno introdotto la porta Lightning, e nel 2012 tutto è caduto semplicemente nel dimenticatoio.

E non sorprende che le cose siano andate così, visto il giro d’affari che ruota attorno agli accessori Made for iPhone. Ma la UE ha la memoria d’elefante, e ora torna all’attacco, ipotizzando di costringere i produttori ad onorare gli impegni presi per forza di legge.

Ed è vero, come sottolinea qualcuno, che la tecnologia avanza rapidamente, e che se si fosse adottato il Micro USB al tempo, avremmo ritardato il lancio e la diffusione dell’USB-C, uno standard superiore sotto tutti i punti di vista (che tutti –tranne Apple, al solito– stanno già adottando spontaneamente). Ma la UE non ha mai posto veti su questo o quello standard, e nulla vietava alle società di fare una contro-proposta tecnologicamente migliorativa. Lo spirito che anima la legge non è il Micro-USB in sé, ma l’adozione di uno standard comune.

Cosa che non avviene per bieco ritorno economico, alla faccia del contenimento dei costi dell’utente e della salvaguardia dell’ambiente. È un po’ un comportamento bipolare: da una parte costosi chassis in metallo Unibody al posto della plastica, e dall’altra batterie incollate che è impossibile sostituire; da una parte solo materiali riciclati e dall’altra indici di riparabilità sottozero. È come se l’anima verde della mela andasse a targhe alterne.

A noi, onestamente, la proposta della UE sembra un’ottima idea: voi che ne pensate? Ditecelo nei commenti, su Twitter o sulla nostra pagina Facebook.

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