Umberto Eco, e la riflessione su Mac OS e Microsoft DOS

Nel giorno dei funerali di Umberto Eco, lo ricordiamo per una Bustina di Minerva del 1994 pubblicata su L'Espresso, in cui il celebre filosofo, semiologo, scrittore e saggista contemporaneo parla delle differenze tra Mac OS e Microsoft DOS. E con poche, generose pennellate, descrive una dicotomia che esiste da oltre 30 anni.
Nel giorno dei funerali di Umberto Eco, lo ricordiamo per una Bustina di Minerva del 1994 pubblicata su L'Espresso, in cui il celebre filosofo, semiologo, scrittore e saggista contemporaneo parla delle differenze tra Mac OS e Microsoft DOS. E con poche, generose pennellate, descrive una dicotomia che esiste da oltre 30 anni.

Nel giorno dei funerali laici di Umberto Eco al Castello Sforzesco, lo ricordiamo per una Bustina di Minerva del 1994 pubblicata su L’Espresso, in cui il celebre filosofo, semiologo, scrittore e saggista contemporaneo parla delle differenze tra Mac OS e Microsoft DOS. E con poche, generose pennellate, descrive una dicotomia che esiste da oltre 30 anni.

[related layout=”big” permalink=”http://www.booksblog.it/post/136164/umberto-eco-i-libri-e-la-biografia”]Scrittore, filosofo, intellettuale a 360 gradi, Umberto Eco nasce ad Alessandria nel 1932.[/related]

La morte di Umberto Eco si è riverberata su tutti i media del mondo, e ha lasciato una grossa impronta sui social network; tutti conoscono best-seller come Il nome della Rosa o Il Pendolo di Foucault, ma pochi forse ricordano quando, 22 anni fa, il compianto intellettuale si è divertito a tracciare una netta linea di demarcazione tra i computer Apple e quelli Microsoft. Fu allora che notò la vocazione religiosa di entrambe le macchine, e coniò un aforisma che ha fatto la storia: «Il computer non è una macchina intelligente che aiuta le persone stupide, anzi, è una macchina stupida che funziona solo nelle mani delle persone intelligenti».

Il 30 settembre 1994, Eco scrisse:

Non si è mai riflettuto abbastanza sulla nuova lotta di religione che sta sotterraneamente modificando il mondo contemporaneo.

Il fatto è che ormai il mondo si divide tra utenti del computer Macintosh e utenti dei computer compatibili col sistema operativo Ms-Dos. È mia profonda persuasione che il Macintosh sia cattolico e il Dos protestante. Anzi, il Macintosh è cattolico controriformista, e risente della “ratio studiorum” dei gesuiti. È festoso, amichevole, conciliante, dice al fedele come deve procedere passo per passo per raggiungere – se non il regno dei cieli – il momento della stampa finale del documento. È catechistico, l’essenza della rivelazione è risolta in formule compensibili e in icone sontuose. Tutti hanno diritto alla salvezza.

Il DOS, invece, “è protestante, addirittura calvinista. Prevede una libera interpretazione delle scritture, chiede decisioni personali e sofferte, impone una ermeneutica sottile, dà per scontato che la salvezza non è alla portata di tutti. Per fare funzionare il sistema si richiedono atti personali di interpretazione dei programma: lontano dalla comunità barocca dei festanti, l’utente è chiuso nella solitudine dei proprio rovello interiore.”

Con Windows, il PC si è finalmente “avvicinato alla tolleranza controriformistica del Macintosh” ma è qualcosa di simile ad uno scisma di tipo anglicano, grandi cerimonie nella cattedrale, ma possibilità di subitanei ritorni al Dos per modificare un sacco di cose in base a bizzarre decisioni: in fin dei conti si può conferire il sacerdozio anche alle donne e ai gay.”

Poi, nel 2000, un nuovo aggiornamento con una postilla sull’argomento. “Nel frattempo,” scriveva sempre su L’Espresso, “le cose sono cambiate. Le varie release hanno portato Windows 95 e 98 a diventare decisamente cattolico-tridentini, insieme a Mac. La fiaccola del protestantesimo è passata nelle mani di Linux. Ma l’opposizione rimane valida.”

La controversia ideologica è tutt’ora in essere, e oramai segna le nostre vite digitali come fanno i campanili in paese e le feste comandate; non ce ne accorgiamo neppure, eppure ci hanno già cambiato e definito. E voi, vi ritrovate in questa dicotomia?

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