Quella poltrona vuota

C'era una poltrona vuota in prima fila all'ultimo keynote Apple. Era la poltrona di Steve Jobs.
C'era una poltrona vuota in prima fila all'ultimo keynote Apple. Era la poltrona di Steve Jobs.


C’era una poltrona vuota nella platea del Town Hall Auditorium di Cupertino al primo keynote da CEO Apple di Tim Cook. Era una poltrona in prima fila, posto ad angolo, il migliore. Era la poltrona di Steve Jobs.

La scritta “Reserved”, bianca su stoffa nera era la stessa di tutti gli altri posti importanti, ma quel “Riservato” significava molto di più. Quel posto vuoto, volutamente inquadrato dai cameraman all’inizio del keynote, ha sottolineato a tutti -come se ce ne fosse bisogno- un’assenza importante come quella di Jobs.

In quella poltrona è celato anche un messaggio più profondo: è servita a dire al mondo che nessuno ha preso il posto di Steve in Apple. Nessuno potrà realmente rimpiazzare il ruolo di Jobs nelle scelte della società semplicemente perché nessuno ha la capacità di fare quello che faceva lui, nel modo in cui lo faceva e con la sincera passione che ci metteva.

Steve aveva lo straordinario talento di sondare le necessità della gente e di farle confluire nell’apertura di mercati totalmente nuovi. Non era un ingegnere, non sapeva scrivere codice, eppure era in grado di gettare le basi per rivoluzionare interi settori. Sapeva parlare alla gente e riusciva a trasmettere l’interesse e la passione per i prodotti che presentava. Ci riusciva perché egli per primo vedeva in un iPhone molto più che un telefono e in un Mac molto più che un computer.

Ha legato i prodotti alle sue idee rendendoli irresistibili, veri e propri oggetti di culto per gli appassionati. Si è circondato di persone che la pensavano come lui, che riuscivano a trasformare in arte la progettazione dei nuovi prodotti. Era un perfezionista e tutti possiamo vedere i risultati cambiando la RAM di un MacBook e restando incantati di fronte alla perfetta integrazione tra le componenti elettroniche e il case unibody.

Apple dovrà sforzarsi per mantenere la sua capacità di innovare ora che Steve non c’è più. Probabilmente ci riuscirà perché ha avuto un grande maestro che ha insegnato che bisogna creare strade nuove e non seguire le orme di nessuno.

Il mio auspicio, però, è che quella poltrona resti vuota anche nei prossimi keynote. Spero che diventi un tributo perenne ad una persona che ha lasciato il mondo almeno un po’ migliore di come lo ha trovato. Mi auguro che, guardando quella poltrona vuota, Apple non dimentichi mai che non è solo una società che vende prodotti.

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