Gli effetti dell'iPad sull'occupazione

Quando Steve Jobs nel gennaio del 2010 presentò la magica tavoletta, nessuno immaginava che l’iPad potesse riscuotere tanto successo, nemmeno la stessa Apple, che ben presto si trovò ad affrontare problemi di approvvigionamento, facendo slittare il lancio internazionale di un mese.

A distanza di un anno dalla commercializzazione l’iPad è stato venduto in oltre 20 milioni di esemplari e la seconda generazione potrebbe portare entro la fine del 2011 il numero di esemplari consegnati ad oltre 60 milioni, una cifra da far invidia alla maggior parte dei modelli di smartphone.

Così come l’iPod è diventato sinonimo di lettore MP3, allo stesso modo l’iPad è diventato nell’immaginario collettivo sinonimo di tablet, dato che da solo copre il 90% della produzione mondiale di questo tipo di dispositivi, ma soprattutto perché è stato il primo dispositivo di questo genere a raggiungere una diffusione di massa, grazie ad una facilità di utilizzo e ad un prezzo d’acquisto alla portata di molti.

I dispositivi portatili di Apple sono tipicamente orientati all’intrattenimento, basti pensare al successo dell’iTunes Store ed ai numerosi giochi presenti tra le applicazioni dell’App Store, ma l’iPad si è dimostrato un dispositivo flessibile, l’anello di congiunzione tra un tradizionale computer ed uno smartphone evoluto, riuscendo a ritagliarsi un posto anche tra insoliti ed innovativi utilizzi in ambito professionale.

In Italia, ad esempio, il tablet della Mela è stato adottato anche dai parlamentari, che occupano il tempo tra una votazione e l’altra all’approfondimento delle infinite applicazioni dell’iPad, mentre nel congresso degli Stati Uniti si discutono gli effetti del tablet sull’occupazione.

Il deputato democratico Jesse Jackson Jr, che inizialmente aveva tessuto le lodi del proprio iPad, ha richiamato l’attenzione del congresso sul problema della disoccupazione, che come in Italia viene trascurata dalla classe politica, portando come esempio proprio la possibile diminuzione di posti di lavoro causata dall’iPad.

Il tablet della Mela, ma anche gli eBook reader in generale, stanno riscuotendo un grosso successo negli Stati Uniti e molte persone ormai scaricano libri, riviste e giornali sui loro dispositivi, mettendo in crisi tutto l’indotto che ruota intorno alla carta stampata.

Le vendite di eBook hanno già superato negli USA le vendite dei tradizionali libri cartacei e alcune università ritengono che entro 4 anni saranno completamente paperless, prive di qualsiasi supporto cartaceo per libri, dispense o documenti di esame.

Se da un lato l’ecologia ringrazia, meno carta stampata significa meno alberi abbattuti, meno inchiostri chimici, meno inquinamento prodotto dal trasporto di legno, carta, libri e giornali, dall’altra quest’improvvisa rivoluzione mette in crisi le aziende legate alla filiera della tradizionale carta stampata. Molte librerie statunitensi stanno riducendo il personale e chiudono i battenti di interi punti vendita, ma naturalmente anche gli addetti al trasporto ed alla stampa subiscono gli effetti di questa rivoluzione.

Secondo Jesse Jackson Jr però questa diminuzione di occupazione non è compensata da altre occupazioni, poiché i tablet sono tutti prodotti in Cina, dove notoriamente la manodopera ha costi più bassi e l’assemblaggio di questi dispositivi può essere delocalizzato.

In realtà la storia insegna che ogni innovazione tecnologica ha contribuito alla nascita di nuove figure professionali molto specializzate. Non solo la stessa Apple è alla continua ricerca di validi ingegneri, ma gli infiniti utilizzi del tablet permettono di reinventare mestieri tradizionali, stimolando la creazione di nuove applicazioni, che generano a loro volta opportunità di lavoro per gli sviluppatori ed i creatori di contenuti.

D’altra parte le innumerevoli idee visionarie di un uomo che si chiama Jobs possono solo trasformarsi in altrettanti lavori.

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