Jonathan Ive, il ritratto del designer Apple sul Daily Mail


Quanto vogliamo bene a Jonathan Ive? Tanto. Oggi Jonathan, malgrado i dubbi e i pettegolezzi (le voci sul suo ritorno in UK) è una carica importante – Senior Vice President of Industrial Design di Apple – e la casa di Cupertino deve moltissimo del suo successo anche alle sue intuizioni sul fronte del design industriale, per esempio quelle che portarono al primo iMac nel 1998.

Di lì in poi Apple si dimostrò capace di realizzare prodotti non solo ben fatti, semplici, anni avanti la concorrenza, ma anche e soprattutto sexy. E se gli oggetti diventano sexy, il merito è di chi li disegna, di chi li concepisce, di chi in un lampo riesce a materializzare un’idea.

Quel qualcuno in casa Apple è Jonathan Ive: sul DailyMail del 20 marzo scorso è uscito un ritratto su di lui molto ben scritto – nel caso ve lo siate perso, lo trovate qui – dopo il salto vediamo i punti salienti del pezzo firmato da Rob Waugh.

Apriamo con un paio di aneddoti che Waugh racconta nel pezzo, spiegando come Ive parta alla ricerca di idee.

Pochi occidentali hanno avuto il privilegio di vedere la forgiatura di una katana. È considerata una pratica sacra in Giappone; una delle pochi arti tradizionali che non hanno subito avanzamenti o miglioramenti tecnologici. I fabbri giapponesi lavorano di notte (migliore per osservare il calore del metallo a occhio nudo) martellando, fondendo e forgiando a mano per produrre le migliori spade del mondo.

L’acciaio viene piegato centinaia e centinaia di volte per combinare uno strato esterno resistentissimo e un’anima più flessibile in un’unica lama: tremendamente affilata e meno soggetta a spezzarsi di qualunque altra spada forgiata a occidente.

Una volta che la spada è pronta viene rifinita per ottenere un effetto a specchio, una elaborata procedura che da sola può durare settimane. Il lungo e complicato procedimento porta il metallo ai limiti – esattamente dove Jonathan Ive voleva vedere con i suoi occhi.

Ive è costantemente alla ricerca di nuovi metodi che possano aiutarlo a disegnare i più sottili computer del mondo, così nessuno alla Apple fu sorpreso quando il loro genio del design si imbarcò per 14 ore di volo verso il Sol Levante. Doveva incontrarsi con una dei più importanti maestri spadai giapponesi.

Praticamente dalla katana al MacBook Air, o all’iPad 2. Per il primo iMac invece passò parecchio tempo in una fabbrica di dolciumi

Quando il boss di Apple Steve Jobs gli chiese sul finire degli anni novanta di creare un computer a tubo catodico, colorato ed economico – che sarebbe diventato il primo iMac – Ive passò ore e ore in una fabbrica di dolciumi, per prendere ispirazione, cercando colori che mostrassero al mondo che quella non sarebbe stata solo una macchina per lavorare; serviva anche per divertirsi

Tredici anni dopo, missione più che compiuta Jonathan. Nel pezzo del DailyMail c’è molto sciovinismo, c’è molto affetto per un pezzo d’Inghilterra che è andato a fare fortuna – e che fortuna! – negli States, e forse per questo non si cita uno dei punti di riferimento, delle autentiche ispirazioni di Ive nel disegno industriale.

Si tratta di Dieter Rams, mente del design di Braun a partire dagli anni sessanta: Gizmodo ne scrisse tre anni fa, con tanto di immagini a raccontare gli “omaggi” di Ive al suo maestro – Rams, classe 1932, compare nel documentario Objectified, rileggete il vecchio post con video di Michele Filannino nel caso abbiate bisogno di rinfrescarvi la memoria.

Nel pezzo emerge come all’Inghilterra “manchi” Ive, o qualcuno come lui, e se c’è da credere ai motivi che lo allontanarono dal Regno Unito per andarsene negli Usa…

Le modalità della sua partenza per gli Stati Uniti sono particolarmente fastidiose da ricordare per Clive Grinyer, che per primo diede lavoro ad Ive, appena uscito dal Politecnico di Newcastle. Accadde tutto quando Ive presentò i suoi progetti a una ditta di arredobagno a Hull.

“Abbiamo perso un grande talento” spiega Grinyer “Al tempo creammo una società di consulenza, la Tangerine, proprio per poter dare lavoro a Jony (così preferisce essere chiamato Ive). Se dovessi dire il giorno in cui lo perdemmo, fu senza dubbio quel giorno alla Ideal Standard ad Hull”

“La Tangerine aveva un contratto di consulenza con la Ideal Standard per un bagno. Io ero lì quando Jony fece la sua presentazione – ottima – a quel ragazzo col il naso rosso da clown – era la giornata di Comic Relief, un’associazione benefica UK. A un certo punto quel clown iniziò a fare l’arrogante e a demolire le idee di Jony. Fu ridicolo. L’Inghilterra ha perso Jony Ive in quel momento.

La Tangerine in seguito svolse alcuni lavori per Apple, e le frequenti visite in California offrirono ad Ive una comoda via di fuga.

E i primi tempi ad Apple poi? Non poi così felici – non erano neanche grandi anni per la Apple se è per questo, era il 1992: il bello doveva ancora venire – così, sempre secondo quanto ci racconta il Daily Mail

Leander Kahney ricorda”Apple se lo portò in California, dicendogli che le cose sarebbero andate alla grande. Invece finì a lavorare da solo in un seminterrato, elaborando centinaia di prototipi che non sarebbero mai stati realizzati. Nessuno badava a lui o al suo lavoro, era molto frustrato”.

Per i primi tre anni alla Apple Jony non se la passava molto bene, diesgnò il PDA Newton e alcuni vassoi per stampanti. Continua Clide Grinyer “Era una brutta vita”.

Già: e forse non tutti voi sanno che Ive firmò anche una delle bizzarrie della storia Apple, ovvero il Twentieth Anniversary Macintosh

Il Twentieth Anniversary Macintosh di Ive fu uno dei primi computer con uno schermo LCD piatto, ma aveva un design complicato e un biglietto del prezzo altino. Inizialmente messo in vendita a 9mila $, nel giro di un anno veniva svenduto a 2mila $

Ma la fortuna stava per girare. Perché Steve Jobs stava per accorgersi di lui, in fondo siamo alla fine degli anni novanta, Apple stava per risorgere dalle difficoltà degli anni precedenti. E cosa fa Jobs quando trova l’ufficio di Ive?

Jobs entrò nel suo ufficio, osservando gli incredibili prototipi di Ive e disse “Mio Dio, ma chi abbiamo qui?” racconta Kahney. Jobs tirò fuori dal suo scantinato Ive, spostando i designer in un nuovo edificio, mettendo loro a disposizione le migliori tecnologie dell’epoca

Il resto della storia lo conoscete bene: è un filo che parte dal primo iMac e arriva pressoché ininterrottamente fino all’Ipad 2. Quel filo lo tiene in mano Jony.

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