iWatch, al D11 Tim Cook strizza l'occhio ai computer indossabili

Alla Conferenza D11, non si poteva evitare l'argomento iWatch, almeno velatamente. E altrettanto velatamente, Tim Cook ha fatto anche capire che la cosa gli interessa parecchio. Ecco cos'ha dichiarato.
Alla Conferenza D11, non si poteva evitare l'argomento iWatch, almeno velatamente. E altrettanto velatamente, Tim Cook ha fatto anche capire che la cosa gli interessa parecchio. Ecco cos'ha dichiarato.

In questi ultimi tempi si fa un gran parlare di iWatch, il fantomatico smartwatch che Apple dovrebbe lanciare in questi mesi o l’anno prossimo, a seconda dei rumors a cui vogliamo credere. Ovviamente, Tim Cook si è ben guardato dal nominarlo direttamente, ma non ha potuto esimersi dal confessare un notevole interesse per l’argomento. A suo dire, infatti, i computer indossabili rappresentano una possibilità “incredibilmente interessante” e un “terreno da approfondire.” Egli stesso ammette di possedere una Fuelband della Nike, ed è quindi con cognizione di causa che afferma di non vedere nulla “grandioso sul mercato.” Ecco perché, conclude, Apple considera questo tipo di tecnologie “pronte per l’esplorazione.”

Ovviamente, e come al solito, nulla è dato sapere sui piani futuri della mela, ma qualcosa Cook l’ha rivelata comunque. Sia gli occhiali che gli orologi hanno pregi e difetti, ha spiegato; il polso invece è “naturale:”

Non c’è nulla che convincerà i ragazzi che non hanno mai indossato occhiali o braccialetti o orologi o quel che è, a indossarne uno. Almeno io non vedo sul mercato gadget simili. Per cui, penso che bisogna prima risolvere un sacco di problemi sull’argomento, anche se si tratta di un’area matura per l’esplorazione. È giunto il momento dell’entusiasmo.Credo che molte società si getteranno nella mischia. Questo è solo un altro ramo fondamentale del medesimo albero.
Credo che da un punto di vista mainstream gli occhiali siano difficili da realizzare. Il polso mi sembra decisamente più interessante. Proprio adesso sto indossando una Nike Fuelband al polso, ed è abbastanza naturale. Ma come dicevo prima, ritengo che ci sia ancora del lavoro da fare: occorre convincere la gente che è così incredibile da spingerli ad indossarne uno.

E d’altro canto almeno su un punto Tim Cook ha ragione da vendere. Le società high-tech non soltanto si lanceranno sul medesimo treno in corsa, ma in realtà lo hanno già fatto. Basti pensare al notevole successo registrato da prodotti come il Pebble, o il Jawbone UP; senza contare che presto Samsung, Google e molti altri si uniranno alla festa. Questione di tempo oramai, e, se Cook stesso si sbilancia fino a questo punto, il momento fatidico è praticamente giunto.

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