ArsTechnica: MacBook Air è un grosso iPod


Di tutte le recensioni di MacBook Air, forse, questa era una delle più attese. I ragazzi di Ars Technica hanno finalmente provato il piccolo di casa Apple (con disco rigido, non con drive flash), tentando di rispondere ad una domanda precisa: siamo di fronte a un MacBook supersottile o ad un iPod potenziato?

Da questo punto di partenza si svolge una interessante recensione che, è bene dirlo, è particolarmente critica nei confronti del portatile di Apple. O meglio, lo è se lo intendiamo come notebook…

Nella vita di tutti i giorni, come ci si poteva aspettare, le dimensioni ridotte portano sia comodità sia scomodità. Ad esempio sembrano fastidiosi alcuni compromessi delle porte a scomparsa (che rendono impossibile l’utilizzo di alcuni accessori con prese “larghe”, senza prolunghe) e di compatibilità dei vecchi cavi Magsafe con quello del nuovo subnotebook.

Il MacBook Air poi non fa bellissima figura, dal punto di vista delle performance, se usato con applicazioni che scrivono in continuazione sul disco rigido, un disco a 4200rpm.

Non sembra soddisfare molto l’Assistente Migrazione basato su connettività Wi-Fi, visti i tempi eccessivi necessari a migrare sistemi complessi. La stessa capacità di recepire il segnale Wi-Fi sembra inferiore rispetto al MacBook, pari al MacBook Pro (si dice che questo possa dipendere dall’uso dell’alluminio). Negativo anche il giudizio sulla durata della batteria, con un record negativo di 2 ore e 33 minuti con connettività wi-fi attiva ma luminosità dello schermo bassa (Apple parla di 5 ore).

Positivo invece il giudizio sulla solidità del dispositivo, non c’è stato un vero stress test ai quali ci hanno abituati con le recensioni di iPod, ma in questo campo i ragazzi di Ars Technica sembrano felici della scelta dei materiali fatta da Apple. Quindi l’Air si può portare davvero sempre con noi, senza troppa paura.

Verdetto? Più che un vero computer, forse dovremmo pensare al MacBook Air come al più “grosso e potente” iPod di sempre, un Touch Extreme. Non può costituire, nella maggior parte dei casi, il computer d’uso principale, ma solo un device secondario se non terziario, anche se dalle capacità infinite. La sua portabilità consente all’utente di “estendere” la sua vita informatica davvero ovunque, proprio come fa il player musicale. Insomma: il settore a cui dovrebbe rivolgersi sembra essere nuovo (e da definire…), interpretato con gli schemi di giudizio usati per altri dispositivi non può ancora brillare.

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