I nuovi MacBook Pro esistono. Le prove da un software italiano (AGGIORNATO)

Dopo i tanti rumor sull’esistenza di un nuovo MacBook Pro, con processore Penryn e trackpad multitouch, ora arriva un nuovo indizio, secondo MacRumors più concreto di quanto sembri.

Il tutto deriverebbe dall’applicazione MiniBatteryLogger, un programma creato dall’italianissimo sviluppatore Claudio Procida (parlammo di un suo widget tempo fa) che consente a tutti di condividere i dati sulle performance delle proprie batterie. Questo software rileva l’identificatore di sistema di ogni Mac, per distinguere i vari modelli. In questi giorni ne è apparso uno nuovo, definito MacBookPro4,1, diverso da quello dei modelli attuali (MacBookPro3,1).

Secondo il programmatore, gli identifier vengono estratti direttamente dal sistema, e conoscendo la sua serietà è difficile si tratti di un’invenzione per attirare l’attenzione sul suo applicativo. Anche perché questo identifier è stato individuato anche nella versione distribuita agli sviluppatori del prossimo aggiornamento di Leopard, 10.5.2, mentre non è presente in 10.5.1.

Aggiornamento: subito dopo aver appreso questa notizia abbiamo contattato Claudio Procida per ulteriori dettagli. L’indizio sembra davvero confermato, ecco cosa ci ha scritto…

Da qualche giorno tengo sotto osservazione l’archivio per individuare i primi dati dei nuovi portatili MacBook Air.

Stamattina ho tuttavia rilevato un nuovo elemento contrassegnato “MacBookPro4,1” nell’archivio e ho chiesto lumi sul gruppo Usenet it.comp.macintosh — non seguo i rumors e pensavo che fosse un nuovo modello recentemente uscito.

In questi minuti il sito dell’archivio è sotto pesante carico per via delle migliaia di visite al minuto evidentemente indirizzate da MacRumors.

Quel che posso dirti è che:

– I dati sono inviati in forma anonima e del tutto volontaria da parte degli utenti dei software MiniBatteryLogger e MiniBatteryStatus.
– I dati sono estratti dal sistema e non da immissione dell’utente.
– L’API per l’invio dati all’archivio utilizza un POST HTTP e non prevede alcuna forma di cifratura né di firma digitale, quindi è teoricamente possibile (ma per esperienza direi altamente improbabile) costruire e inviare un set di dati falsi.

Attendo che il sito torni online per capire qualcosa in più.

Sarebbe comunque un piacere se a Cupertino utilizzassero veramente un mio software sui loro prototipi 😉

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