Face ID: il riconoscimento del volto è solo l'inizio per Apple

Lo ha detto anche Jonathan Ive: iPhone X rappresenta l'inizio di un nuovo capitolo della storia di Apple. E non serve molta immaginazione per vedere dove tutto questo ci sta per portare; è semplicemente fantascientifico.
Lo ha detto anche Jonathan Ive: iPhone X rappresenta l'inizio di un nuovo capitolo della storia di Apple. E non serve molta immaginazione per vedere dove tutto questo ci sta per portare; è semplicemente fantascientifico.

Lo ha detto anche Jonathan Ive: iPhone X rappresenta l’inizio di un nuovo capitolo della storia di Apple. E non serve molta immaginazione per vedere dove tutto questo ci sta per portare; è semplicemente fantascientifico.

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Con iPhone X, Apple ha sostanzialmente raggiunto il sogno che coltivava da 10 anni: creare un telefono che fosse in pratica una tavoletta tutto vetro. E per ottenere lo scopo, ha dovuto eliminare il tasto fisico più importante di tutti, il pulsante Home, presente sin dalla prima generazione del telefono con la mela. Ciò rappresentava una sfida non soltanto dal punto di vista tecnologico, ma anche soprattutto da quello psicologico: c’è voluta oltre una decade di trackpad Multi Touch e gesti su iPhone, per formare l’utenza, e abituarla a questo tipo d’interazione.

Adesso siamo pronti al grande salto: l’abbandono della fisicità del dispositivo. Impartire comandi servirà sempre meno, perché il telefono sarà abbastanza intelligente da capire -e forse prevedere- i nostri bisogni prima che si concretizzino in un comando. “In precedenza,” spiega Ive in un intervista, “c’era una sensazione netta di esistenza dei componenti individuali, in particolare scocca e display. Noi però abbiamo sempre voluto affrontare la questione dell’integrazione di quel che consideriamo parti differenti. E da questo punto di vista, con iPhone X ci siamo finalmente riusciti.”

Col Touch ID occorreva esplicitamente sfiorare una porzione ben precisa del telefono, per ottenere uno scopo; Con iPhone X invece basta uno sguardo: è la “purezza dell’interazione” per usare le parole di Ive. Le cose accadono ma in effetti, l’utente neppure se ne accorge; la forma fisica non si frappone più tra l’utente e i suoi scopi.

Face ID riconosce con sicurezza un volto; consente di abilitare pagamenti e sbloccare il dispositivo, e mostra le notifiche solo se a leggerle è il legittimo proprietario. Ma la TrueDepth Camera fa molto altro: è in grado di riconoscere anche le espressioni facciali. Per il momento, questa feature si è tradotta negli Animoji, vale a dire Emoji animati, una novità che ha fatto sollevare più di un sopracciglio. E in effetti, il pensiero è venuto anche a noi: tutta questa tecnologia, e 1.300€ di telefono per animare 10 faccine? Ma occorre pensare in prospettiva.

Ora sono soltanto faccine animate; in futuro, iOS potrebbe intuire le intenzioni dell’utente, seguirne lo sguardo per scorrere una pagina Web senza toccarla col dito, potrebbe capire se siamo divertiti (e dunque accettiamo la foto appena fatto) oppure infastiditi (e proporre di scattarne un’altra). Potrebbe intuire la nostra perplessità in un tweet e aprire il link collegato per spiegarne meglio il significato, e cancellare una mail se ci dà noia. Ma pensate al grande disegno: con Apple Watch al polso, iPhone ha accesso anche al battito cardiaco, oltre che alle espressioni, e potrebbe incrociare i dati per identificare un momento di stress; a quel punto, appena rientrati a casa, potrebbe chiedere di avviare una playlist rilassante, o impostare le luci su colori caldi per allentare la tensione.

La mole di dati sull’utente aumenta sempre di più; l’interazione coi dispositivi passa sempre più per comunicazione verbale e ora anche non-verbale. Il rischio per la privacy c’è, e non lo neghiamo; ma i vantaggi, per quanto concerne l’interazione uomo-macchina, sono innegabili. Voi che ne pensate di un futuro così? Diteci la vostra opinione nei commenti, su Twitter o sulla nostra pagina Facebook.

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