EFF, Dropbox e Adobe tutelano le privacy utenti meglio di Apple

In un recente studio, l'Electronic Frontier Foundation ha messo a confronto le politiche relative alla gestione della privacy degli utenti dei principali colossi dell'informatica e dei servizi online. Apple non se la cava alla perfezione: meglio di lei fanno Dropbox, Adobe e Pinterest.
In un recente studio, l'Electronic Frontier Foundation ha messo a confronto le politiche relative alla gestione della privacy degli utenti dei principali colossi dell'informatica e dei servizi online. Apple non se la cava alla perfezione: meglio di lei fanno Dropbox, Adobe e Pinterest.

In un recente studio, l’Electronic Frontier Foundation ha messo a confronto le politiche relative alla gestione della privacy degli utenti dei principali colossi dell’informatica e dei servizi online. Apple non se la cava alla perfezione: meglio di lei fanno Dropbox, Adobe e Pinterest.

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Solo l’anno scorso, Apple batteva tutti su questo fronte, e ora invece pare debba accontentarsi della medaglia d’argento. I punti chiave con cui è stata stilata la classifica sono 5, e Apple stavolta non ha aderito all’ultima:

  • Segue le migliori indicazioni dell’industria sulla privacy
  • Documenta la policy di fornitura dei dati degli utenti alle agenzie governative
  • Notifica le richieste di rimozione dei contenuti da parte delle agenzie governative
  • Si oppone alle backdoor governative che spiano gli utenti
  • Documenta la policy sulla conservazione dei dati degli utenti

Apple, si legge nel report 2017, “stavolta si guadagna 4 stelle. È il sesto anno di Apple nella classifica ‘Chi ti copre le spalle’ (Who Has Your Back, n.d.A.), e ha fatto proprie un certo numero delle migliori pratiche pratiche dell’industria, compresa la pubblicazione dei report di trasparenza, la richiesta di un mandato del giudice per mostrare contenuti altrui, e la pubblicazione delle linee guida per le richieste dalle forze dell’ordine.”

Purtroppo, non raggiunge l’eccellenza come in passato; Adobe, Dropbox, Credo Mobile, Pinterest, Sonic, Lyft, Uber, WordPress e Wickr. Tra i peggiori, invece, troviamo WhatsApp, i gestori mobili e le tv via cavo. Amazon pure se la cava maluccio, punita dalla classifica soprattutto per aver recentemente consegnato i dati di un Echo alle forze dell’ordine per un omicidio in Arkansas.

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