Crittografia iPhone, Apple (ri)assume l'esperto di sicurezza Jon Callas

In seguito alla querelle con FBI per la crittografia su iPhone, Apple ha assunto di nuovo Jon Callas, un ingegnere software specializzato in sicurezza mobile con una visione ben precisa di quel che dovrebbero e non dovrebbero fare le autorità.
In seguito alla querelle con FBI per la crittografia su iPhone, Apple ha assunto di nuovo Jon Callas, un ingegnere software specializzato in sicurezza mobile con una visione ben precisa di quel che dovrebbero e non dovrebbero fare le autorità.

In seguito alla querelle con l’FBI per la crittografia su iPhone, Apple ha assunto di nuovo Jon Callas, un ingegnere software specializzato in sicurezza mobile con una visione ben precisa di quel che dovrebbero e non dovrebbero fare le autorità.

[related layout=”big” permalink=”https://www.melablog.it/post/188979/sblocco-iphone-obama-prende-posizione-contro-la-crittografia”]Il presidente degli Stati Uniti Barack Obama ammonisce contro i rischi di una visione “assolutistica” nei riguardi della crittografia. A suo modo di vedere occorre trovare un compromesso tra privacy, diritti e attività di contrasto dell’illegalità.[/related]

[related layout=”right” permalink=”https://www.melablog.it/post/188912/apple-vs-fbi-snowden-le-richieste-dellfbi-sono-tutte-str”]L’informatore della NSA Edward Snowden ha spiegato che le richieste dell’FBI sono strumentali: non serve Apple per sbloccare un iPhone.[/related]

Callas aveva già lavorato a Cupertino, ma ha lasciato la posizione per lavorare allo sviluppo di servizi di comunicazione crittografati come Silent Circle, Blackphone e PGP Corporation. In seguito alla vicenda di San Bernardino, e alle pressanti richieste del governo di fornire una backdoor ufficiale, Apple si è alla fine convinta di voler adottare misure draconiane di sicurezza su iPhone e iPad che “neppure lei stessa può violare.”

E così, ha iniziato ad assumere specialisti per blindare iOS e iCloud, e renderne inviolabili i contenuti. Jon Callas è solo la tessera d’un mosaico più grande, ed è interessante sottolineare la distanza che corre tra quest’ultimo e -ad esempio- Edward Snowden.

Callas ritiene che le forze dell’ordine abbiano il diritto di sfruttare le falle del codice per ottenere informazioni sugli indagati, ma solo a una condizione:

Callas ha dichiarato di essere contro le società forzate a irrompere nei loro prodotti crittografati. Ma si è anche detto d’accordo con una proposta di compromesso che permetta agli inquirenti in possesso di regolare mandato di approfittarsi delle vulnerabilità software sconosciute per entrare nei sistemi, fintanto che poi rivelino queste vulnerabilità così che possano essere corrette.

Dopo l’esperienza negli anni ’90, e tra il 2009 e il 2011, Callas torna dunque a Cupertino a tempo indeterminato. Sappiamo per quale ragione, ma non conosciamo il progetto specifico a cui prenderà parte.

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